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Gen 10, 2015 Terza Pagina
Tramonto su Gerusalemme in un fermo immagine della pellicola ad altissima definizione sulla città (foto Falafel Cafè / Jerusalem US LP)
Non vogliamo consigliarvi un viaggio ma suggerirvi un motivo per fare un viaggio.
I posti da vedere sono tantissimi e tutti, anche quelli che sulla carta meno affascinano, hanno un motivo per cui vale la pena vederli. Ci sono città come Bangkok, con il suo caos disordinato e frenetico che a tutte le ore riempie occhi, orecchie e naso e città come Tokyo che, pur avendo il doppio degli abitanti della capitale thailandese, sembra funzionare come fosse San Gimignano (7.700 abitanti arrotondando per eccesso).
Quante rotte da seguire solo per assistere ad un particolare momento dell’anno come il foliage (il cambiamento spettacolare dei colori delle foglie in autunno), che attira migliaia di appassionati che lo inseguono annualmente andando dal New England al Vermont, da Kyoto alla valle del Jiuzhaigou in Cina, dalla Scozia all’Italia e ce ne sono altre che vanno seguite per ripercorrere i fasti passati o solo qualche pagina di un libro (l’esotica via della seta o l’Orient Express del famoso caso di Hercule Poirot).
Ci sono poi gli amanti dello sport, che viaggiano pensando soltanto alle discese (per chi scia), alle salite (per chi arrampica) e al vento da sfidare (per chi surfa), che riportano indietro – oltre a qualche livido – paesaggi e vedute quasi sempre impossibili per i viaggiatori convenzionali.
E che dire di tutti i viaggi culturali! Non amiamo questa definizione perché la cultura è qualcosa che abbraccia un ampio raggio di questioni, tra cui ad esempio proprio lo sport (alle isole Hawaii il surf è una vera e propria tradizione che affonda le radici nei nativi) oppure la cucina (qualcuno potrebbe affermare che dietro i piatti della tradizione italiana non ci siano motivazioni storico/sociali?). Quindi, anche se con il termine “culturali” vogliamo restringere il campo per comodità comunicativa a quei viaggi dal sapore prettamente storico/artistico, possiamo asserire con una certa dose di sicurezza che un biglietto aereo comprato per venire a Roma a mangiare una carbonara o una coda alla vaccinara vale quanto un ticket acquistato per volare al Louvre alla corte della Gioconda o della Venere di Milo.
Alcuni posti, poi, hanno la particolarità di unire alcune di queste componenti che ne fanno un perfetto mix da godere in giuste dosi, altri hanno i propri punti forti in determinati campi ben specifici che ne denotano il profilo, e il nostro primo motivo di viaggio parte da uno di questi: Gerusalemme. La città verso cui guardano tutte le tre religioni monoteistiche del mondo e forse l’unica che mette in coda tanto Roma quanto La Mecca sotto l’aspetto della sacralità.
Perché? Innanzitutto abbiamo appena passato il Natale e Epifania (che era e resta festività cristiana) quindi perfettamente in tema con il luogo sacro e, secondo, per la scoperta che un team di archeologi hanno fatto proprio in questi giorni.
Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che durante gli scavi iniziati parecchi anni fa per l’ampliamento del sito della Torre di David, alcuni studiosi abbiano fatto un scoperta che potrebbe confermare ancor di più il giudizio di quanti ritengano i Vangeli documenti degni di rilevanza storica: il sito in cui Gesù di Nazareth avrebbe subito il processo “sotto Ponzio Pilato”.
Cominciamo col dire che i riscontri non sono certi e che, come ogni scoperta, avrà bisogno di ulteriori passaggi affinché possa esserne confermata la serietà, ma intanto qualche rimando con quanto detto dagli Evangelisti sembra esserci. Si parla difatti di un sito posizionato vicino ad una porta e con una sconnessa pavimentazione di pietra e sembra che la zona in questione calzi a pennello. Altri aspetti restano da risolvere riguardo la localizzazione della sede del preaterium in cui sarebbe stato ascoltato (si fa per dire) Gesù, ma con una certa dose di buon senso si è portati a credere che Pilato avesse adibito il suo quartier generale all’interno del palazzo di Erode il quale, guarda caso, sorgerebbe proprio nel punto in questione, cioè nella parte occidentale della città.
Interrogati a riguardo gli interessati non smentiscono né confermano, ma giustamente aspettano ulteriori riscontri sperando di poter pubblicizzare quella che inevitabilmente si prospetterebbe come una tra le scoperte più importanti degli ultimi anni. Il sito è visitabile e tuttora in lavorazione.
Non mancano gli scettici, ma vale la pena ricordare che Giovanni, forse l’evangelista meno storico, nel suo vangelo riporta un evento per molti secoli creduto semplicemente metaforico, fino a quando una scoperta di pochi anni fa confermò l’esistenza del sito in cui sarebbe avvenuto il miracolo della guarigione di un cieco, creduto fino ad allora soltanto un espediente filosofico e nulla più.
Del resto come diceva Georg Christoph Lichtenberg: “Il dubbio non deve essere niente più che vigilanza, altrimenti può diventare pericoloso.”
Giovanna Scatena
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