Ultimo Aggiornamento venerdì 21 Febbraio 2025, 10:29
Gen 06, 2019 Attualità, Italia
Abbiamo fatto un giro cronistico tra lo stato di salute dell’ Università italiana, anche alla luce del fatto che, alcune aziende, medio piccole e medio grandi ci abbiano informato della difficoltà a trovare personale di livello, quando si procede a colloqui di assunzione.
Detto fuori dai denti, pare che il livello di chi si presenta ai colloqui si sia particolarmente appiattito e abbassato.
Abbiamo così proceduto a un breve ma intenso sondaggio tra alunni e ex alunni delle Università di Milano, Roma e Torino per cercare di capire cosa è cambiato, migliorato, peggiorato.
In altre parole, abbiamo fatto il nostro pedestre lavoro di cronisti e vi diamo le nostre impressioni.
Ci sembra che l’Università italiana si sia un po’ appiattita sull’ansia di trovare iscritti, di avere pubblico e visibilità, tra presenze con eventi pubblici e frequentazione dei Social media.
Ci sembra che dopo la riforma del 3 + 2 che aveva aperto a tanti corsi nuovi, ci sia stato un ridimensionamento di tutto, tarato su una realtà di tanti giovani che escono dall’università con il pezzo di carta e poi non trovano lavoro.
Ci sembra ci sia poca ricerca, pochissima innovazione, poco confronto con le università straniere e, quando c’è, sia rivolto ad un utilizzo come fiore all’occhiello, per poi dimostrare che si è migliori, più forti della concorrenza. Il tutto con uno spirito impiegatizio, burocratico che dimentica che l’università dovrebbe essere anche fucina di cultura.
Ci sembra ci sia tanto fumo, tanta buccia e poca polpa.
A Milano, per esempio, numerose testimonianze si riferiscono alla IULM, una università che è stata spesso ospite delle colonne di FlipMagazine e che conosciamo più di altre.
L’Ateneo è stato pioniere assoluto nel far conoscere le Relazioni Pubbliche con Giuseppe Roggero, in Italia, con la presenza di nomi internazionali come Giampaolo Fabris, Francesco Alberoni, lo stesso Giuseppe Roggero, Roberto Guiducci e pochissimi altri.
Dopo gli anni di sperimentazione a Feltre, ai tempi del magico Nord Est, con il motore quotidiano rappresentato da Nella Giannetto, oggi continua una tradizione che ci sembra abbia avuto come sola spinta nuova il Laboratorio di Neuromarketing coordinato da Vincenzo Russo.
Dal nostro giro di perlustrazione, ci sembra che tutta l’università italiana, da quella più valida alle altre, abbia bisogno di un esame di coscienza, di un’autoanalisi critica su se stessa e su dove vuole andare, che strada vuole prendere.
Altrimenti, ci viene il dubbio che il tutto si blocchi nell’inerzia e nel gorgo dei soliti meccanismi burocratici che puzzano di stantìo e nella poca spinta e voglia a migliorarsi, e diamo come consiglio da cronisti di non pensare solo ai numeri, ma anche ai propri clienti, gli studenti, per dirla in una sola parola.
Mauro Pecchenino
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