Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Gen 25, 2010 Terza Pagina
Il nostro giornale non fa recensioni di film, per scelta, per questo ci sono già tutti gli altri giornali. Ma il nuovo film di Verdone, pompato all’inverosimile, ci ha spinto quasi in maniera obbligata ad andare a vederlo, per capire. Per molti la vera trilogia del comico romano rimane sempre rappresentata dai titoli che hanno caratterizzato il suo esordio: “Un sacco bello”, “Bianco, Rosso e Verdone” e “Borotalco” poi tra riproposizioni in chiave moderna dei personaggi tradizionali ( “Viaggi di Nozze”, “Bianco, Grosso e Verdone”) e qualche tentativo di sdoganarsi dai personaggi più amati dal pubblico come in “Sono pazzo di Iris Blond”, Carlo Verdone si ripresenta al pubblico con questo nuovo film, dove non ci convince. Carlo, sacerdote missionario in Africa, ritorna a Roma per una crisi esistenziale e di vocazione. Ascoltato dai superiori , il sacerdote viene convinto a rimanere a Roma per riavvicinarsi alla sua famiglia e per recuperare la fede. Qui, inizia l’innegabile capacità del regista di fotografare alcuni vizi e virtù italiche, in un viaggio apocalittico tra familiari strampalati, dal fratello bancario rampante e cocainomane alla sorella psicanalista isterica e frustrata, con una figlia completamente asociale, di cui la madre non si cura minimamente. L’unico felice sembra essere il padre, generale in pensione e vedovo ultrasessantenne, risposatosi con la (ex)badante Olga, moldava che lo (ri)porta alla vita. In una serie di equivoci, risate e gag dal sapore antico, il film sembra perdersi in alcune parti totalmente inutili. A tratti sembra di assistere ad un film di Pieraccioni ( e, a parer nostro, non si tratta di un pregio). Soprattutto quando irrompe nella vita della famiglia, la figlia di Olga, nel frattempo morta per infarto, tra lo stupore generale, dato che tutti i figli temevano ormai per le sorti del padre generale, schiavo del viagra e dei desideri di Olga. La(u)ra Chiatti, accende in don Carlo, già in crisi di vocazione, strani giri di testa e tentativi goffi di seduzione, che ricordano, neppure tanto vagamente, il Manuel Fantoni , che con i suoi racconti assurdi, cerca di far colpo su Eleonora Giorgi in “Borotalco”. Il film così perde di ritmo e diventa lento, fino ad arrivare ad un finale consolatorio, scontato e dal sapore rancido. Si ride, ogni tanto, in maniera anche amara, ma il film non è riuscito, è solo strombazzato dai media.
Buona visione.
Edoardo d’Amato
happy wheelsNov 07, 2024 0
Nov 05, 2024 0
Nov 04, 2024 0
Ott 13, 2024 0
Feb 13, 2016 0
Feb 08, 2016 0
Feb 02, 2016 0
Gen 27, 2016 0