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Ago 07, 2010 Attualità, Italia
Sidewalk_story Picture from Flickr.com
Si parla spesso di ciò che vivono gli adulti e di ciò che sono costretti ad affrontare; si parla di quello che vivono, delle fatiche e degli oneri a cui vanno incontro, delle mosse false e degli sbagli, delle avventure e dei problemi. Si dice che per essere adulti occorre scontrarsi con la vita vera.
O forse è scontrandosi con la vita vera che si diventa adulti. Anzi, che si diventa grandi.
Il mondo è popolato, gestito e pensato su di loro. Vien da chiedersi, allora, che fine abbiano fatto gli altri… i piccoli, i giovani. Coloro che hanno un piede di là e uno di qua. Vien da chiedersi cosa stiano facendo, cosa pensino e cosa provino di questo mondo da grandi. Perché quando si ha a che fare con loro, ci si scorda che qui ci sono anche alcuni che grandi non sono. Cosa dire, ad esempio, del divorzio e dell’essere figlio, del sopravvivere allo scontro di due o più grandi. Si usa osservare la faccenda dall’alto, da una prospettiva adulta e sempre più spesso economica. Certo, psicologi e terapeuti abbondano nel dare consigli e pareri su come coinvolgere i figli il meno possibile e qual è il risultato? Figli che crescono divisi tra liti e colpi bassi; parole che volano, scontri diretti e indiretti, stoccate all’indirizzo dell’ex coniuge facendosi scudo del “lo faccio per mio figlio” o “perché non capisce che così ci va di mezzo il bambino?”. Chi è genitore sicuramente risponderà che questo è il lavoro più difficile del mondo e che parlare è facile. E come dargli torto. Ma la questione rimane sempre questa: in un mondo tarato e misurato per grandi, i piccoli risulteranno sempre di troppo. E allora eccoci ad oggi. Generazioni di figli di separati affollano il mondo e vien chiesto loro di essere adulti ma, allo stesso tempo, di vivere la propria età. Bambini in compagnia di genitori esasperati, bambine vestite e “corteggiate” come donne mature e ancora adulti che parlano loro come se si rivolgessero a dei coetanei. Si, essere grandi è un duro lavoro.
Ma, forse, lo è ancora di più quando non lo si è ma occorre esserlo.
Eleonora Dafne Arnese
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