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Mag 01, 2012 Cosa bolle in Pentola
Filippo.Salomone’s Picture from Flickr.com
Il corpo da sempre è grande protagonista della ricerca artistica. Correnti e nomi importanti di tutti i tempi si sono sempre impegnati nel cercare di catturare l’essenza del corpo umano e nell’indagarne il senso. La mostra Ultrabody, organizzata al Castello Sforzesco di Milano fino al 17 giugno è dedicata soprattutto all’influenza che il corpo umano ha esercitato nella creatività contemporanea, spaziando tra forme espressive differenti che comprendono l’arte, la moda, l’architettura, l’arte, il design e la tecnologia.
Il curatore dell’iniziativa è il critico e storico del design Beppe Finessi che, con l’aiuto creativo di Peter Bottazzi ha realizzato un percorso espositivo che raccoglie una selezione di 208 lavori realizzati dai più significativi protagonisti della scena internazionale del design e delle arti visive che, a partire dal “corpo”, riescono a coinvolgere altre discipline come l’antropologia, la sociologia, il costume, la società, la tecnologia e l’estetica del nostro tempo. Tre i gruppi tematici che adornano le Sale Viscontee del Castello: Alludere al Corpo, che raccoglie oggetti come la serie di cavatappi in forma di autoritratto di Alessandro Mendini per Alessi, i bracciali con tracce e impronte di corpi del maestro del gioiello contemporaneo Gerd Rothmann o la seggiola con schienale antropomorfo di Gaetano Pesce, è la sezione che raccoglie oggetti d’uso quotidiano che rappresentano il corpo umano. Assecondare il corpo comprende lavori che, partendo da una corretta corrispondenza tra le necessità d’uso e la giusta conformazione, suggeriscono nuove possibilità di relazione tra oggetti e corpo come il bicchiere Smoke del visionario Joe Colombo, ideale per bere e fumare contemporaneamente e l’anello/segnalibro Patch di Matteo Ragni per De Vecchi che permette a una sola mano di tenere aperto di fronte a sé il libro che si sta leggendo. L’ultima sezione, Superare il Corpo, ospita le opere più provocatorie della mostra, come la doppia scarpa per saltare a piedi uniti di Anselmo Tumpić, i caschi/monitor di James Auger e Jimmy Loizeau o la maschera di Didier Fiuza Faustino che ridisegna un equilibrio tra due corpi che si baciano.
Nel complesso la mostra è interessante e innovativa, a tratti irriverente, e dà spazio a lavori interessanti, spesso geniali, che indagano nel profondo il rapporto del corpo umano con l’epoca contemporanea in tutte le sue complessità.
Barbara Pellegrini
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