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Gen 10, 2013 L'editoriale
Nel 2012 Twitter ha vissuto un vero boom. Una moda, tutti ad aprire un proprio spazio per cinguettare. Come succede sempre in questi casi, tutti coloro che hanno voglia di scrivere e dire qualcosa, compreso chi ama scrivere e magari è riuscito ad ottenere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti (per nulla una garanzia di saper scrivere o peggio ancora di saper fare il mestiere di giornalista), si sono buttati a pesce su questo medium che con poche parole a disposizione permette “di dire la propria opinione”. Nella realtà, purtroppo, i tweet degli Italiani, e non solo, sono quasi sempre delle brevi masturbazioni mentali, degli sfoghini puerili, degli schizzetti di opinionicchie, innocue e sterili. L’Osservatorio sulla Famiglia e la Persona ha provato a monitorare qualche spazio Twitter per vedere cosa contiene. Risultato: citazioni di canzonette (Baglioni e Dalla tra i più utilizzati), citazioni letterarie e non sempre alte, frasi rubacchiate qua e là, sfoghetti da adolescente abbandonato dalla morosetta, invettive da caserma o da cesso pubblico. Pochi hanno qualcosa da dire, gli argomenti preferiti sono: il lavoro, la politica, la vita (nel suo divenire), l’attualità. Un dato positivo che Twitter ha portato nel mondo e, in particolar modo in Italia, è che il mezzo è stato scoperto anche dai politici. Quando parlano, nei comizi, in televisione, alla radio dicono talmente tante stronzate e raccontano tante balle che fanno venire il voltastomaco. Su Twitter continuano con le stronzate, ma sono trattenuti dallo spazio. In poco più di 100 caratteri anche le loro stronzate sembrano meno gravi. Quindi, bene per certi versi, ma attenzione per altri: rimangono i politici vuoti e inutili di sempre. A presto. See you soon. A la prochaine. mauropecchenino@tin.it
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