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Ott 25, 2009 Terza Pagina
Il divismo è diventato un fenomeno completamente diverso rispetto agli anni d’oro di Hollywood. La causa principale è la supremazia della televisione sul cinema. Il divo è misterioso, sconosciuto, sfuggevole, al di sopra dei comuni mortale. Si chiama Greta Garbo e fugge, si nasconde, sparisce, creando un mito di se stessa. Nei nostri tempi, la televisione ha appiattito tutto, il divo è stato sostituito dal personaggio kleenex: arriva, appare per un po’, attira l’attenzione e poi sparisce da dove è venuto. Oggi il personaggio è l’uomo che racconta le sue sofferenze in famiglia. Il ragazzetto che va in cerca di una ragazza nelle tristi trasmissioni della tv spazzatura. La ragazzetta che mostra il seno finto. Sopra tutti, diventa personaggio chi è più finto, più becero, più squallido. In tutto questo domina uno show business fatto di niente, banale e asfittico, dove anche chi sa fare qualcosa (vedi certi partecipanti ai talent show), dura lo spazio di un mattino.
Esistono poi le solite, benvenute eccezioni. Luciano Ligabue ne è un chiaro esempio: intelligente, abbastanza genuino, ricco di buon talento, nonostante sia tutto sommato un artista defilato, diventa personaggio e divo moderno, diverso da quelli del passato, ma capace di attirare grande seguito e curiosità.
A parte lui, c’è qualcuno che può avvicinarsi ai divi del passato ? Ci vengono in mente solo due nomi: Mina e Umberto Eco, differenti in tutto, ma entrambi molto abili a comunicare e gestire il successo e la propria sfera privata.
Intorno a questi argomenti è uscito nei giorni scorsi un bel saggio edito da Laterza. Si intitola “Tutti divi. Vivere in vetrina” e l’autore è Vanni Codeluppi, noto sociologo dei consumi, già professore all’università IULM di Milano e oggi in forza all’università di Modena e Reggio Emilia. Un bel libro il suo, si legge con piacere, anche perché fa capire che nei nostri giorni chi strilla un po’ sembra poter diventare un divo, poi tutto finisce e si sgonfia come un palloncino al luna park.
Scrive Codeluppi: ”Se da James Dean e Marilyn Monroe in poi il ruolo del divo è cambiato, è anche perché il diffondersi del mezzo televisivo ha determinato nuove modalità di rapporto con il divo stesso. Andare al cinema era quasi un rito, un evento eccezionale che si viveva in un ambiente buio, coinvolgente e in grado di creare un forte distacco rispetto alla realtà. La televisione invece è fruita spesso, distrattamente e in un ambiente familiare. Inoltre la tv usa strumentalmente i divi, perché questi le sono utili per vendere le merci della pubblicità, in quanto servono a catturare un’audience che sia la più vasta possibile e a girarla agli inserzionisti”.
In altre parole, i personaggi di oggi sono merce di scambio: se fanno vendere vengono portati in alto, se invece smettono di funzionare , vengono dimenticati in un cassetto.
Linda Bagnoli
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