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Uno scorcio delle Meteore, Grecia. Foto di Giovanna Scatena
“Non puoi percorrere il sentiero se non sei diventato il sentiero stesso”, ha detto il Buddha. Niente di più vero. Ne sono la prova i sentieri che portano alle Meteore, irti e stancanti, ma alla fine del percorso ripagano tutti i nostri sforzi e gratificano i sensi, offrendoci una beatitudine e una sensazione di infinito che solo una relazione amorosa può dare, “come l’amore, questo viaggio ti porta fuori da te stesso e ti deposita in pieno terrore e meraviglia.” Siamo in Grecia, “sospesi in aria” (è il significato in greco della parola ‘meteora’), nei pressi della cittadina di Kalambáka o nella più piccola e fiabesca Kastráki, Tessaglia, e stiamo godendo della vista che ci offre uno dei ventiquattro monasteri che dominano il paese, costruiti su torri naturali di roccia, ad un passo dal paradiso. Oggi è possibile visitarne sei, Agios Nikolaos (San Nicola), Agios Stefanos (Santo Stéfano), Aghia Triada (Santa Trinità), la Gran Meteora (o monastero della Trasfigurazione), Roussanou (o di Santa Barbara) e Varlaam, oltre un settimo che però è abbandonato. I monaci che li abitano – tranne il Sacro Monastero di Santo Stefano e quello di Roussanou conventi delle suore – raccontano che i loro predecessori, dopo aver occupato alcune grotte nei fianchi dei dirupi durante l’XI secolo, scelsero di costruire il loro rifugio in questi luoghi angusti e su vette inaccessibili per difendersi dal brigantaggio e dalla continua minaccia turca, portando il materiale, il cibo e i beni di prima necessità attraverso cesti e carrucole, ancora visibili, oltre alla funicolare, sospesa nel vuoto, unico mezzo di collegamento se non si considerano le salite e le discese e i centinaia di gradini. I rilievi sassosi sono stati modellati, nel corso degli anni, dall’acqua e dal vento, formando torri alte fino 400 metri, meta di scalatori provenienti da tutto il mondo. Una bella impresa per chi ama sfidare i giganti di rocce! Se siete amanti dei set cinematografici oltre che sportivi, sappiate che le scene finali del film Agente 007-Solo per i tuoi occhi sono interamente ambientate nel monastero Aghia Triada. La bellezza e la grandiosità dei monasteri ortodossi vi cattureranno. I giardini curatissimi, gli affreschi del XIV secolo, le teche che custodiscono manoscritti rari e ogni sorta di cimelio, la cripta dove riposano i monaci che nei secoli li hanno abitati, la cucina dove banchettano i religiosi di oggi, offrono ai visitatori una nuova esperienza e un posto in più da ricordare con nostalgia. Ma la misticità del luogo, il fascino delle vette, l’imponenza delle rocce rimandano inevitabilmente al rapporto tra l’umano e il divino ed è facile lasciarsi andare alle riflessioni. Con lo sguardo che si perde nella natura, pare che il tempo si fermi, che sia sospeso (appunto) per permetterci di sognare e ricordare. E quella sensazione, piacevole, di sentirsi piccoli davanti alla grandiosità della natura che qui prende forma e che possiamo solo intuire davanti a quadri come Montagne Rocciose, Lander’s Peak (1863) di Albert Bierstadt oppure Scogliere di gesso a Rügen (1818) di Caspar David Friedrich. Pochi luoghi suscitano tali e contrastanti emozioni da poter usare il termine, “sublime” e le Meteore ci riescono. Quassù siamo come il poeta Thomas Gray che nel 1739 partì per un’escursione sulle Alpi. Dopo aver raggiunto una delle vette, scrisse: «Nella nostra piccola spedizione fino alla Grande Chartreuse non ricordo di aver compiuto mai più di dieci passi senza proferire qualche esclamazione impossibile a contenersi. Ogni strapiombo, ogni torrente, ogni roccia sono gravidi di spirito e poesia».
Giovanna Scatena
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