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Lug 02, 2014 Attualità, Italia
Ritratto di Ron English a Roma
Roma, dal corrispondente
Ma chi l’avrebbe detto che a salvare la cultura romana, schiaffeggiata sulle pagine di Repubblica dall’inchiesta di Francesco Merlo, ci avrebbero pensato i graffiti? Fino a qualche anno fa guardati con sospetto, oggi aiutano a mantenere alta l’attenzione – non solo italiana – verso la cultura della capitale. Da qualche anno ormai questa forma d’arte – la Street Art – si è ritagliata un credito, non solo verso i cittadini – che apprezzano il nuovo modo di abbellire zone altrimenti lasciate al totale nulla e quindi di riappropriarsi di spazi pubblici – ma anche presso le amministrazioni capitoline che, fiutando l’affare, non ci hanno messo troppo ad accettare di benedire un progetto a costo zero.
Lo scorso aprile, ad esempio, in occasione di una commemorazione per le vittime dei rastrellamenti nazifascisti al Quadraro, anche il Sindaco Marino ha avuto modo di godersi un tour in questo nuovo museo a cielo aperto, un laboratorio artistico in cui comitati di cittadini e artisti si confrontano su idee e proposte per valorizzare scorci altrimenti anonimi. Infatti proprio nel VII Municipio, attorno al Monte del Grano, il progetto MURo ha – dal 2010 – portato avanti un percorso che progressivamente ha permesso di “esporre” le opere di artisti provenienti da tutto il mondo (basti pensare a Ron English, il Wharol della Street Art, con il suo Hulk), opere che continuano ad aumentare e che oramai sono diventate un vero e proprio tratto distintivo della zona rendendola una sorta di esposizione permanente. Sempre nello stesso municipio, ad esempio, ci si può trovare al cospetto dell’VIII Re di Roma, quel Francesco Totti la cui immagine – ritratta sulla facciata della scuola che lo vide studente – fissa con lo sguardo il campetto sul quale giocava prima di passare a correre negli stadi di mezzo mondo. Un lavoro che impressiona per le sue dimensioni (18 metri di altezza) e che rientra in un progetto ideato dall’associazione 999CONTEMPORARY la quale, in collaborazione con Roma Capitale Municipio Roma VII, intende realizzare un ciclo di opere con tema “mitologia contemporanea”, con prossimi soggetti Steve Jobs e Don Gallo. Ma qui non ci troviamo davanti a semplici murales. I lavori hanno una loro storia, un significato ben specifico e non nascono come semplici dipinti. Così il Totti di Porta Metronia è un simbolo contro la discriminazione verso gli anziani in una società che li emargina, lui che dopo aver compiuto 37 anni venne definito vecchio e che rispose “vecchio a chi?”, scritta che campeggia sul muro. Allo stesso modo il “nido di vespe” in Via del Monte del Grano è un ricordo di come i tedeschi effettivamente soprannominarono il Quadraro, questa “fortezza” che fieramente non voleva farsi espugnare dai nazifascisti e al quale l’artista ha voluto tributare un ricordo. Ma la street art ha invaso praticamente tutta la città e sono lontani i tempi in cui ad accogliere i lavori erano solo vecchi palazzi abbandonati di periferia. Il quartiere Ostiense con il suo sottopasso (apprezzato anche dal presidente del Municipio XI), la fermata metro “Spagna” (realizzata da artisti francesi in due sole notti), il palazzo dell’ATAC (in stile astratto-geometrico del tedesco Clemens Behr), i vari Papa Francesco che compaiono di tanto in tanto in zona Vaticano (famoso fu quello che lo ritraeva in stile supereroe) testimoniano che il fenomeno è oramai una realtà cittadina pienamente affermata.
Quindi, mentre il Sindaco Marino rimette a posto i musei e i fori, i cinema e i teatri, noi potremmo fare un tour alternativo della Città Eterna (che non significa immobile), accompagnati da apposite guide specializzate e pensate un po’ voi: senza spendere un euro per l’ingresso.
Luca Arleo
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