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Set 17, 2010 Attualità, Italia
Steve Rhodes Picture from Flickr.com
Del rapporto con le donne e il sesso mi sono sempre appassionato: Sex and the city fa scuola, ma anche i registi hollywoodiani non scherzano. E così giù titoli su titoli (ovviamente soft core, s’intende)che sviscerano la psiche femminile sotto le lenzuola, che inquadrano donne che rievocano una liberazione sessantottina sul punto di vista sessuale. Ma è veramente così?
I titoli su cui mi sono basato lasciano ben poco spazio al sentimento (in apparenza): Valèrie diario di una ninfomane, Havoc Fuori controllo e Il sesso secondo lei. Riassunto minimale delle tre opere: nel primo una giovane ragazza vuole emulare la nonna libertina, nel secondo la Hathaway cambia uomini per non affrontare i problemi personali e nel terzo una giovane donna vuole fare solo del buon sesso, senza storie.
Partiamo da Il sesso secondo lei, chiaro omaggio a Samantha Jones: la protagonista ha l’ossessione del cercare la bombata facile (coem anche Valèrie) rilegando i sentimenti in un limbo inacessibile, conta solo il presente fatto di fuoco e fiamme, l’amore è roba da perdenti. Stesso principio anche per la Hathaway.
In realtà, se indossiamo gli occhiali dello psicologo e superiamo la barriera lussuriosa di queste pellicole (qualche buon nudo e qualche amplesso ben simulato) scopriamo una profonda solitudine: nessuna di queste donne ha compreso che fare l’amore è portare il semplice sesso ad un livello superiore, con un gioco di complicità e di tenerezze che batte qualunque prestazione olimpionica.
Nello specifico: Valèrie arriva a fare la squillo di lusso poi ci ripensa, riemergendo dal baratro. In Havoc la Hathaway cerca facili sballi e serate occasionali, mettendo a nudo la sua pochezza e il suo disperato bisogno d’apparire, che malcela un vuoto d’animo impressionante. Ne Il sesso secondo lei la giovane donna, emule di Samantha Jones, vuole liberarsi della schiavitù dell’amore in tutti i modi ma poi scopre che, se vuole godere ancora, deve ritornare dall’unica persona che l’aveva veramente capita.
Donne che vogliono combattere contro i mulini a vento, lasciando sulla sedia il grembiule e le pantofole con il ciuffetto rosa per mettersi corpetti in latex e tacco 15, alla conquista di un nuovo universo di depravazione.
Senza cadere in cattolici moralismi vogliono combattere la loro indole, la loro natura che le porta ad amare, comprendere e ad elevare ogni rapporto a qualcosa di più di due colpetti di reni: naturalmente è giusto che le donne odierne abbiano il moderno disincanto che le porta a scindere le storielle leggere dalle storie vere, ma è anche giusto smetterla di giocare con questa maschera da ninfomane insaziabili che non conoscono limiti.
L’uomo per amare (spesso) ha bisogno di sentirsi eccitato e tradisce con la ragazza più giovane, tornando a casa e considerandola una cosa senza importanza: la donna traidsce con il cuore e la mente e spesso fugge con il nuovo lui.
Due modi diversi di amare, di comprendere, di capire e di elaborare la sfera sentimentale ed affettiva dello scibile umano: due linguaggi che hanno bisogno di un terreno comune per incontrarsi, l’amore.
Marco Sberveglieri
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