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Lug 07, 2009 Attualità, Italia
Mentre tutti parlano di crisi economica, di recessione, del tunnel che non si sa quando finirà, del fatto che molti perdono il posto di lavoro e non sanno se riusciranno a ottenerlo nuovamente; il cuore ci si gonfia all’idea che un club di calcio possa vivere su di un altro pianeta ( forse Marte ? ), in cui tutte queste maldicenze, frasi da cassandre e previsioni pessimistiche oscurantiste, non arrivino a toccare l’animo e, soprattutto, il portafoglio del suo presidente.
Florentino Perez, è nuovamente il patron dei bianchi di Spagna, dopo esserlo stato dal 2000 al 2004, quando la sua smania di fare acquisti lo aveva già contraddistinto nella precedente gestione.
Il Real dei “Galacticos” infatti agli inizi del 2000, inanellava acquisti milionari di calciatori come Figo, Zidane, Ronaldo, Beckam, Owen e Robinho.
Come direbbe Gian Battista Vico, a fronte dei corsi e ricorsi storici, la storia si ripete.
Perez, rieletto pochi mesi fa alla presidenza delle merengues, ha voluto subito ricordare di che pasta fosse fatto al mondo intero, acquistando nell’ordine: Kakà, Cristiano Ronaldo e Benzema.
Prezzo totale della ( tripla ) operazione? Intorno ai 200 milioni di Euro. Avete sentito bene.
C’è qualcosa di immorale che vi da fastidio cari lettori in tutto questo?
Forse dovrebbe, eppure il mondo del calcio, nonostante tutto, vive una sorte di vita parallela a quella reale, in cui tutto pare gli sia concesso, forse per il semplice fatto che sia lo sport più amato e, per una ragione ancor più banale: questi investimenti così onerosi, porteranno a dei risultati non solo sportivi ma anche economici.
L’Uefa e il suo presidente, Michel Platini, vorrebbero porre un freno a queste cifre esagerate ma, allo stesso tempo, non riescono ad arginare questo fenomeno.
D’altro canto se un club di calcio è ricco grazie al suo presidente, questo è libero di poter spendere il proprio budget a disposizione per acquistare calciatori. O no?
D’accordo, e la questione morale, quella etica?
Lasciamola a quei poveri inguaribili romantici che rimpiangono ancora calciatori come Gigi Riva, detto “Rombo di tuono”, che pur essendo nato a Leggiuno in provincia di Varese, non volle mai lasciare la sua città d’adozione, Cagliari, neppure per tutto l’oro del mondo che, per quei tempi era un oro forse meno luccicante di quello di quest’ultimo periodo.
Norman di Lieto
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