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Il Palazzo Reale di Milano, fino al 12 Giugno, espone una singolare selezione di oltre 100 opere di un affascinante artista: Alberto Savinio.
Il nome, familiare non a molti, è lo pseudonimo di Andrea de Chirico, fratello del più noto Giorgio.
La figura di Savinio ha attraversato tutta la prima metà del XX secolo e il suo codice artistico si è contraddistinto, nel tempo, per la sua originalità e per la sua raffinatezza.
La finestra, il “guardare attraverso” sono i temi che percorrono l’intera mostra e sono, altresì, il fil rouge che ha caratterizzato la vita di questo curioso artista.
Il viaggio è un altro elemento ricorrente nelle opere di Savinio sia in chiave realistica – per il suo continuo girovagare – sia in chiave allegorica, più legata a viaggi mentali, onirici.
Il viaggio, inoltre, ha profondamente contaminato la pittura dell’artista, permettendo un inevitabile avvicinamento a linguaggi apparentemente molto lontani.
Letteratura, architettura, musica, arti applicate e teatro hanno definito il genio di questo artista che, in ogni sua composizione, riesce a trasmettere messaggi dalla carica comunicativa unica e inedita.
Le sue opere sono fortemente influenzate dalle correnti culturali del Surrealismo e del Dadaismo e sembrano, per certi versi, anticipare addirittura la Pop art.
L’esplosione dei colori, l’imponenza dei modelli dai corpi statuari e dalle teste animali, le proporzioni irreali dei giocattoli che sovrastano paesaggi fiabeschi, producono inaspettate emozioni nello spettatore.
“[…] quando la ragione d’arte di un artista è più profonda e dunque ‘precede’ la ragione singola di ciascuna arte, quando l’artista, in altre parole, è una ‘centrale creativa’, è stupido, è disonesto, è immorale chiudersi dentro una singola arte. […]”
Questa citazione di Savinio aiuta a leggere la seconda metà della mostra, tutta dedicata al rapporto che l’artista aveva con il mondo del teatro: l’importante collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, gli permise di realizzare numerosi spettacoli in qualità di scenografo, costumista e, in alcuni casi, regista.
L’arte saviniana nella sua spettacolarità risulta in bilico tra burla e tragedia, profondamente toccante, misteriosa, a volte inquietante e, per la sua audacia, riesce a coinvolgere e sorprendere.
Una mostra antologica – forse non adeguatamente pubblicizzata data la sua imponenza – di un grande artista italiano, un creatore poliedrico, un intellettuale indipendente, proprio da non perdere.
Eleonora Dafne Arnese
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