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Lug 22, 2013 Terza Pagina
Roberto Guicciardini. Fotografia Ufficio Stampa NCMedia
Donna: ragione e amore, complessità e risolutezza, rischio e sofferenza, nelle sue molteplici sfaccettature è il fulcro del Festival di San Miniato. L’evento, promosso dalla Fondazione Istituzione Dramma Popolare, definito anche Teatro dello Spirito, mette in scena la ricerca del senso e del significato della vita, anche in modo discordante.
Contrasti e conflitti si fondono nel testo della filosofa e saggista Marìa Zambrano in “La Tomba di Antigone” che, il grande regista teatrale Roberto Guicciardini, ha scelto e rielaborato per il suo spettacolo “L’ombra di Antigone” in scena durante l’importante Festival della sua terra.
“Ho conosciuto la Zambrano molti anni fa, ormai. Era un personaggio molto interessante, soprattutto come filosofa. Ho letto gran parte dei suoi testi e, sin da subito, mi sono reso conto che funzionavano benissimo come testi teatrali.”
Così, Roberto Guicciardini, con fare affabile e voce pacata, racconta a FlipMagazine la genesi dello spettacolo e il suo legame con l’attualità. Dal mito classico della tragedia di Sofocle, Antigone sembra riemergere dall’ombra, rivelando la profondità del suo personaggio e l’atemporalità della propria vicenda. “Il linguaggio della Zambrano è denso di significati e metafore, questo mi ha fortemente impressionato. La mia trasposizione teatrale rappresenta una donna che, con forza e insolenza, si oppone al sopruso politico, difendendo l’amore per suo fratello. Una figura decisamente contemporanea quella di Antigone che rappresenta la fermezza di tante donne che, oggi come un tempo, con coraggio sanno opporsi alla violenza.”
Una giovane donna, dunque, che, nel silenzio e nell’ombra della sua prigionia, compie un percorso interiore irto di difficoltà, intreccio costante tra razionalità ed emozioni.
Uno spettacolo interessante, pieno di contaminazioni e rielaborazioni, messo in scena da un grande maestro, come Guicciardini, che ha segnato la storia del teatro italiano e che, per la sua terza volta in programma con un suo spettacolo, durante il Festival di San Miniato, sceglie per la distribuzione dei ruoli sul palcoscenico, delle professioniste e amiche, come Fiorenza Brogi e Leda Negroni, affiancate da una compagnia di giovani attori siciliani, tra cui Alice Spisa. “Giovani leve piene di talento – prosegue – che studiano e investono nella propria passione, creando e costruendo la propria professionalità giorno dopo giorno, con impegno e sacrificio. Oggi il teatro italiano non vive un momento facile. Ma d’altronde anche quando ho iniziato io, come aiuto regista, era molto difficile riuscire ad entrare in un certo tipo di contesti. Un tempo, però, l’apertura e l’entusiasmo accompagnavano ogni lavoro. Oggi, invece, c’è tanta chiusura, sia di visione, sia di riciclo generazionale, ma credo che un fattore che non favorisca le nuove leve – abituate al tutto e subito – sia il rischio e la caparbietà.”
Eleonora Dafne Arnese
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