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Gen 06, 2011 Terza Pagina
Riprendiamo la pubblicazione del Romanzo. Come ricordiamo è firmato da un saggista che in questo caso rimane anonimo.
Il Romanzo verrà pubblicato a puntate, in pillole. Un editore importante è oltremodo accetto per la pubblicazione cartacea.
A tutti buona lettura.
Un aereo mezzo vuoto, le hostess si muovono senza affanno, in queste condizioni è facile avere un bicchiere di aranciata senza dover insistere.
Alta montagna, tanto verde intorno, un’aria che frizza e rinfresca la pelle, uno zaino pesante, scarponi comodi ai piedi, una gran forza nelle gambe e la voglia di andare lontano.
Arriva un ristorante senza pretese, la tovaglia è pulita, il vino rosso é molto bevibile, nel piatto verdura e carne con sapori decisi, tutto è adatto a far passare la fame.
Un bimbo con folti capelli ricci corre su un’aia, ride e insegue le galline che scappano spaventate. Il bimbo vede una donna anziana robusta e sorridente, prende un sassolino da terra e corre verso la vecchina.
Una nave viaggia tranquilla in mezzo a un mare quasi piatto. Dal ponte la vista è uniforme e varia nello stesso tempo, la nave sembra deserta solo cielo e mare come presenze mute.
Un treno ha appena attraversato una galleria. Una ragazza con i capelli lisci e castani entra nella toilette seguita da un giovane uomo, con i capelli ricci, chiude la porta, si alza l’abito azzurro e il ragazzo le accarezza le cosce piene, la bacia con foga, si abbracciano e a occhi chiusi si accoppiano.
Una sala piena di gente, tutti ascoltano con attenzione i conferenzieri che parlano di sport e alimentazione, poi c’è un ricco buffet, tutti mangiano come se non si nutrissero da anni, la fame sembra dilagare.
Un elefante, intorno gente con strani abiti colorati, tanta gente con facce poco allegre, tanto sole, caldo, odore acre di pelle lavata di rado. Tanta confusione, donne con occhi neri e fronte colorata, polvere da togliere il respiro.
Carta, penne che piovono dall’alto, vino che scorre sui muri, pane che si muove sui tavoli, donne che si muovono come se la musica le guidasse, uomini che guardano con stupore, rumore, tanto rumore, un rumore indefinibile.
Paul si sveglia con la schiena indolenzita, si guarda intorno, la stanza non è famigliare, anzi sembra quasi sconosciuta. Una stanza d’albergo con l’armadio, le sedie e la scrivania rivestite da scritte tratte da romanzi famosi.
Paul si alza, si versa un bicchiere d’acqua e mette a fuoco la realtà. E’ in un buon albergo di Londra, vicino a Leicester Square, la sera precedente ha partecipato a una cena giapponese, cibo ottimo e saké abbondante, poi un poker di flute di champagne bevuto senza rendersene conto avevano fatto nella sua testa e stomaco un vortice pericoloso che lo aveva fatto addormentare senza pensieri.
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Paul è un quarantenne apolide, vissuto per lunghi periodi in Gran Bretagna, Italia, Francia, Stati Uniti, un uomo robusto, sempre in movimento, né alto né basso, capelli esageratamente folti, forte come un mulo, colto e curioso, pieno di interessi, amante della pittura e del cinema, buongustaio di moderato appetito, vestito con apparente distrazione.
Nella sua vita non ha mai capito dove sia meglio stare e dove sia la sua provenienza reale.
Il padre, un italiano senza grandi slanci con poca voglia di stare con gli altri, la madre un’inglese dolce e taciturna, con gli occhi tristi e il senso della casa, come rifugio pulito e ordinato.
I suoi genitori sono state due presenze invisibili, li aveva visti con regolarità fino a vent’anni, poi aveva incominciato a girare il mondo, rivedendoli di tanto in tanto. Tutto senza grandi slanci, quasi come fossero tre estranei che ogni tanto si ritrovano.
Da piccolo, a scuola parlando con gli amici sentiva che gli altri genitori erano diversi, più presenti, sicuramente più noiosi e appiccicosi.
I suoi sembravano sempre avere mille cose per la testa, ma non le raccontavano, tutto rimaneva in quei corpi silenziosi, sempre un po’ appartati.
Paul nel corso della sua infanzia aveva sempre avuto la sensazione di non appartenere a quella coppia, di essere capitato lì per caso.
Aveva anche cercato di parlare con altri parenti, ma non esistevano nonne e nonni, tutti erano già morti, zii neanche a parlarne, insomma i suoi genitori erano due anime sole, iniziavano e finivano con loro, senza parenti e senza amici, soli, solitari, quasi senza storia.
Aveva cercato di conoscere altri parenti, ma dopo tanti tentativi andati a vuoto, si era rassegnato, la sua famiglia era lì, lui sua madre e suo padre, fine.
L’infanzia e gli anni della scuola elementare, inferiore e superiore erano passati senza grandi traumi e senza particolari slanci, tutto filava via tra un’esercitazione in aula, qualche bel voto e piccoli rimbrotti degli insegnanti. Un buon allievo, attento e volenteroso, di buona famiglia, senza ricchezze e senza che i suoi desideri rimanessero troppo delusi.
Gli altri avevano motociclette e macchine fin da ragazzini, lui aveva buoni libri e iscrizioni a circoli sportivi.
Un ragazzo soddisfatto, tutto sommato.
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