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Set 10, 2011 Attualità, Italia
Il Presidente della Repubblica ha definito questo momento della vita del nostro Paese come “l’angoscioso presente” e mai definizione fu più azzeccata per disegnare la realtà di questi tempi.
È difficile fare il giornalista ultimamente.
Le persone ti vedono in tanti modi: un ascoltatore, uno psicologo, un confessore sacerdote (sigh), un Robin Hood, un rivoluzionario, un fustigatore dei potenti, un venduto, eccetera.
Non sentendoci a nostro agio in nessuno dei ruoli di cui sopra, facciamo semplicemente il nostro mestiere (che non è poco) raccontando e fotografando la realtà che ci circonda.
Nel sapere ascoltare le diverse testimonianze di persone che ci raccontano le loro esperienze, ciò che ne scaturisce è un quadro di una desolazione devastante.
E l’ esempio che ora vi porteremo sono molto meno rispetto a quelli di cui siamo testimoni.
Lui ha 39 anni, laurea in Ingegneria e insegna in una scuola media superiore: ad oggi non ha mai avuto un contratto di lavoro che superasse la durata di 1 anno.
Fidanzato, con nessuna banca aperta a concedergli un mutuo, vive in affitto in un appartamento pronto a liberare per trovarne un altro più vicino rispetto all’Istituto dove andrà ad insegnare. Viene avvisato ogni anno della sua nomina, anche 48 ore prima dell’inizio delle lezioni.
Afferma Luca: “Ho studiato ingegneria come mio padre e, una volta raggiunta la laurea, avrei voluto intraprendere la carriera di insegnante.
Oggi, devo tranquillizzare in primis me stesso, poi i miei genitori e la mia fidanzata.
Lei studia medicina, non riesce a conciliare lavoro e studio, i genitori la mantengono agli studi con enormi sacrifici e la nuova manovra finanziaria andrà a rendere ancor di più complicata la situazione economica dei genitori, titolari di una piccola impresa a conduzione famigliare”.
Lei gli chiede: “Mollo tutto?”
Lui cerca di persuaderla, ma oggi anche i genitori della ragazza preferirebbero che andasse a lavorare, il sogno di diventare medico può essere accantonato alla luce dei (nuovi) problemi finanziari della famiglia.
Lo abbiamo ribadito tante volte sulle colonne del nostro Giornale, trovare giovani dai 20 ai 35 anni d’età che fanno il lavoro per cui hanno studiato e si sono formati è diventato quasi impossibile.
Se il cammino poi viene reso ancora più impervio, avremo tantissimi giovani che si perderanno per strada: meno istruiti e più decisi a trovarsi un impiego, di solito di basso profilo, abbandonando i propri sogni di ragazzo.
E qui crediamo subentri un altro elemento, forse quello più complicato da sopportare: quello della frustrazione.
Frustrazione perché non riesci a fare ciò per cui ti sei formato, aumentando così a dismisura le insicurezze di questi giovani.
Frustrazione perché non hai più la serenità e la convinzione di poter seguire un percorso di studio, al raggiungimento del quale, essere libero di poter intraprendere la professione per cui hai studiato.
È un presente angoscioso, ma rassegnarsi a questo stagno putrido e far vincere la paura potrebbe essere l’errore più imperdonabile che questa generazione possa commettere, uccidendo se stessa e il proprio futuro.
Se ci aspettiamo risposte dalla politica o dalle istituzioni vi consigliamo subito di lasciar perdere.
Norman di Lieto
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