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Mag 20, 2012 Attualità, Italia
Abode of Chaos Picture from Flickr.com
Il 17 maggio scorso si è celebrata la 7a giornata internazionale contro l’omofobia e la trans fobia. Fu ideata dallo scrittore e attivista per i diritti degli omosessuali Louis-Georges Tin che – grazie alla preziosa collaborazione di settantacinque autori – dirige il Dictionnaire de l’homophobie.
La prima giornata si celebrò esattamente a 15 anni dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie, pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante ciò, oggi come ieri, ci sono ancora persone convinte che gli omosessuali siano da considerare persone malate. Si è ancora lontani dal raggiungere quel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione che professano sia l’Unione Europea sia la Costituzione Italiana. Se tuttora si sente come una necessità il coming out o la Gay Pride Parade, vuol dire che quei diritti scritti sulla carta non trovano corrispondenza nella società odierna. Se realmente si considerassero gli omosessuali “persone uguali alle altre”, non si avrebbe bisogno di queste manifestazioni atte a ricordarlo. Non dovrebbero importare le preferenze sessuali. Invece, proprio quelle preferenze, discriminano troppo spesso migliaia di persone, tacciate di essere diverse, malate, non degne del nostro rispetto. Forse, però, i primi a sentirsi diversi sono proprio loro, emarginati da quelli che chiamavano amici, rifiutati dalla loro stessa famiglia. Deve essere terribile vivere nel costante terrore di essere giudicati, o di essere scoperti per quello che si è veramente. Un continuo mentire agli altri e, a volte, anche a se stessi.
Quest’anno il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha invitato le istituzioni scolastiche a promuovere iniziative volte alla riflessione e alla discussione di questo tema, ponendo l’attenzione su come sia la scuola il primo luogo di formazione di un’identità sociale e personale. Pertanto dovrebbe partire proprio da qui la sensibilizzazione, abituando fin da subito le nuove generazioni a confrontarsi con tematiche così delicate. Probabilmente se già i ragazzi fossero educati al rispetto della persona, indipendentemente dai suoi gusti sessuali, si riuscirebbero a debellare gli atti di violenza e il concetto stesso di omofobia.
Ciononostante, allo stato attuale delle cose, tutto ciò sembra, ancora, utopico.
Elisa Moro
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