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Mag 10, 2009 Attualità, Italia
L’Italia s’è desta, la Fiat s’è desta.
Solo poco tempo fa, prima dell’insediamento dell’attuale amministratore delegato Sergio Marchionne, l’industria automobilistica torinese sembrava navigare a vista, senza un progetto industriale di medio – lungo termine.
Modelli di automobili dal design stilisticamente discutibili, vedi i casi Palio, Stilo, uscite di produzione molto prima del previsto, data la noncuranza del pubblico nei confronti di certe vetture, senza alcun tipo di appeal.
Poi, una sorta di miracolo, una svolta vera, un rilancio deciso del marchio e dei suoi prodotti.
La nuova Panda, la grande Punto, la Bravo, la Croma e, boom nelle vendite, la nuova 500, ricreazione di un mito tutto italiano.
Fiat così, nonostante un periodo di crisi economica generale e, con le vendite in forte diminuzione, riesce a siglare un accordo di portata storica con l’americana Chrysler, ottenendo anche la benedizione del presidente americano.
Una partnership tra il Lingotto e Detroit che il presidente degli Stati Uniti ha commentato in questo modo: “Fiat ha dimostrato di costruire auto pulite e si è impegnata a trasferire miliardi di dollari di tecnologie di avanguardia a Chrysler. La partnership salverà oltre 30 mila posti di lavoro, solo in Chrysler e decine di migliaia nell’indotto, compresi fornitori e concessionari».
E così, dopo l’annuncio del matrimonio tra le due industrie automobilistiche, Marchionne non smette di stupire indicando come prossimo obiettivo della casa torinese la tedesca Opel.
Il sentiero per arrivare ad una soluzione di una trattativa così spinosa rimane complicato per svariati motivi.
Da una parte il consiglio di sorveglianza della casa tedesca pone delle condizioni molto chiare su cui Fiat è disposta comunque a trattare e, allo stesso tempo, per una sorta di ostruzionismo da parte dell’ex cancelliere tedesco Schroeder che, sponsorizza decisamente l’offerta arrivata per Opel dal Gruppo Magna, società finanziaria austro canadese.
In risposta a questi ed altri interrogativi Sergio Marchionne ha precisato la sua posizione:
«La nostra è una proposta che mira a creare una base di coerenza industriale che nessun altro è capace di dare su motori, piattaforme, condivisione di prodotti perché noi lo facciamo di mestiere, mentre altri vogliono cominciare a farlo», ha ribadito l’amministratore delegato di Fiat.
Per una nuova rinascita industriale ed economica italiana, non possiamo che essere orgogliosi e sperare che anche sull’operazione Opel, Fiat riesca a trovare un accordo.
Tutto ciò in modo tale che si ritorni a riconoscere il made in Italy nel mondo, con un know how che rappresenta il nostro valore aggiunto e, soprattutto, il nostro orgoglio, oggi finito nei perizoma delle veline.
Alfonso della Mura
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