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Lug 06, 2010 Terza Pagina
Data di alcuni anni addietro una conversazione, in cui due giovani sognatori ma non troppo discutevano dello sconsolante panorama musicale moderno. In tale occasione emerse un’osservazione molto interessante, che sarebbe rimasta impressa nella mente di colui che la ascoltò e che sarebbe un giorno arrivato a scrivere queste righe. Molto semplicemente, era stata affermata l’esistenza di un legame tra l’attuale stato terminale dell’arte e il fatto che nei nostri tempi è andato esponenzialmente calando l’uso di accompagnare all’istruzione tradizionale una formazione musicale. Acuta, come osservazione – e terribilmente penetrante. Ed ha per di più l’equivalente forma fisica di un atleta: vale a dire che non ha nulla di superfluo, o di eccessivo.
Dare ai giovani un’educazione musicale, non necessariamente approfondita, era stata per generazioni una normale componente della cultura domestica occidentale. La sua graduale perdita, come valore oltre che come attività, si può ben far coincidere con quell’incamminarsi sulla via del crepuscolo della generale cultura della nostra civiltà di cui già si è parlato in passato, in un quadro che vede il diffuso degrado in via proporzionalmente inversa di un intero sistema di valori.
Quale il sintomo e quale invece la conseguenza? Non è questa la sede per tale interrogativo, ampio e che quasi arriva a spaventare.
Resta tuttavia ciò che non si può negare: l’abbandono e l’oblio della formazione musicale e della sua rilevanza non hanno solo portato le persone (che nel frattempo l’industria aveva con un bel sorriso promosso sul campo a consumatori, con patente e congratulazioni) ad essere sempre meno esigenti e sempre più passive quanto alle creazioni artistiche che venivano loro proposte, ma hanno anche verosimilmente disabituato, o comunque contribuito a disabituare, noi tutti a pratiche mentali importantissime quali il ragionamento logico e la disciplina. Pratiche che qualsiasi musicista serio sa essere alle fondamenta di un percorso artistico, è bene ricordarlo – ma non solo, poiché esse travalicano i confini dell’arte e risultano imprescindibili in qualsiasi attività umana.
Ciò che si è perso è la consapevolezza che saper suonare un pianoforte è utile anche alla formazione della mente di un futuro banchiere, mentre l’educazione al canto corale può rilevare molto per una futura carriera di insegnante…e gli esempi ulteriori si sprecherebbero.
Chi scrive si occupa di formazione musicale, mestiere nel cui valore crede ardentemente, ed ha fatto un salto sulla sedia nell’apprendere tempo fa della progettata evoluzione del sistema scolastico italiano che dovrà prevedere l’istituzione di scuole ad indirizzo specificamente musicale; coloro che citati in principio di questo testo già da giovani non si permettevano di sognare oltre certi limiti sono ormai cresciuti, e l’età ha portato con sé regolare come sempre una certa quantità di disillusioni.
Ma la speranza è la migliore delle erbacce, e in qualche modo (la) spunta sempre…
Enrico De Zottis
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