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Ott 25, 2010 Attualità, World Wide
New York City
GliStati Uniti rimangono il Paese della quantità. Tutto è grande, tanto, dal cibo ai palazzi, a certi abitanti che girano per le città portandosi centinaia di chili addosso.
Gli Americani sono poco elastici, poco creativi: nei ristoranti ti presentano un piatto e per loro quello devi mangiare, guai se provi a farti togliere le solite patate fritte o la salsa agli aromi indescrivibili. Guai se in una banca chiedi qualcosa di non strettamente previsto da un regolamento che solo loro usano. Sono dei bambinoni,fanno tenerezza, nella loro convinzione di essere nel giusto.
Poi si arriva a New York e,tutto ciò che abbiamo affermato finora,viene stemperato (certo non cancellato) da una Manhattan che ti avvolge con colori, profumi e puzze che in molti modi ti affascinano. E’ la città intrattenimento dove tutto sembra casuale e invece, da sempre, fin dalla prima volta che vi abbiamo messo piede qualche lustro fa, crediamo sia voluto, organizzato.
Ogni volta che siamo qui ci accorgiamo che NYC è la città più radical chic del mondo, più di Parigi e Londra, tutto sembra lasciato al caso e,invece, siamo convinti che gli amministratori della città abbiano preparato tutto a tavolino. E ogni giorno rinnovino il progetto di base. Poi uno è libero di crederci o no, fatti suoi. Noi consigliamo di godersi la città, a prescindere. Una decina di giorni sono la base necessaria. In particolare è importante dedicarsi ai musei d’arte, come ilMOMA, insuperabile. E’ fondamentale girare sempre a piedi.
La città, per chi non ci deve abitare per lavoro (esperienza spesso straziante), è molto vivibile, variegata, multi tante cose. Valla pena fare un salto nel Village, soprattutto per l’ottima offerta di locali dove suonano musica jazz. Poi a Harlem, per la musica e non solo. A Central Park per vedere come anche una metropoli possa avere ampi spazi verdi. E ancora, nella zona ONU – Central Station, per sbirciare da dove si governa il mondo,enell’artistica ( falsa bohemienne)Tribeca e, infine, nel modaiolo Meatpacking, cuore di tanti locali fighetti. E il tempo passa veloce, tra un hamburger gigante e un piatto francese o italiano (le due cucine più à la page da queste parti). Tutto procede in un’atmosfera un po’ surreale, sembra di essere al centro del mondo, ma è un’illusione.
Pure nell’era di Barack Obama nulla è come sembra.
Anche se il ritorno a casa lascia grandi nostalgie.
Eleonora Dafne Arnese
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