Ultimo Aggiornamento giovedì 7 Novembre 2024, 10:48
Giu 02, 2011 Attualità, Italia
Nel suo recente libro Icone d’oggi Michel Maffesoli, docente di Sociologia alla Sorbona, sostiene sostanzialmente che la postmodernità è un’epoca di tribalismo di ritorno. Un’epoca cioè nella quale la razionalità, che aveva guidato lo sviluppo della modernità, è andata in crisi e ha lasciato spazio ai legami emozionali, alle sensazioni fisiche, all’intensità del momento e dunque al prevalere dello spirito dionisiaco. Vent’anni fa questa era una tesi innovativa e da prendere attentamente in considerazione. Oggi essa viene presentata per l’ennesima volta da Maffesoli, ma occorre chiedersi se la società nel frattempo non sia cambiata. È necessario infatti che un sociologo metta alla prova il suo pensiero affrontando i nuovi temi e i nuovi fenomeni sociali che la società sviluppa.
Certo, in Icone d’oggi Maffesoli sembra voler analizzare un argomento per lui nuovo: i miti e le icone della cultura di massa. Ma lo fa riproponendo ancora la tesi che l’Occidente più avanzato si sta ritribalizzando. Dalla quale consegue che la modernità, in nome della ragione, aveva spazzato via gli idoli, ma ora questi stanno ritornando nella forma di icone che occupano l’immaginario collettivo e di divi dello spettacolo, dello sport o della politica. Ciascuno di tali idoli, secondo Maffesoli, opera esattamente come i totem delle tribù primitive del passato: aggregando attorno a sé una particolare comunità. Questa lo adora e, grazie a lui, viene intensamente coinvolta, proprio come succedeva nei raduni tribali della società primitive. Così le icone musicali trascinano gli spettatori, durante i loro concerti, ad una condizione di estasi collettiva. E anche i calciatori provocano durante le partite simili stati di trance.
Ma, al contrario di quanto sostiene Maffesoli, questi fenomeni sono sempre esistiti. Oggi non c’è nessun ritorno al passato. Nessun ritorno cioè a un’epoca pre-moderna dominata dal culto degli idoli. Nelle società primitive infatti, gli idoli, pur esistendo nello spazio della quotidianità, erano percepiti come lontani perché parte del mondo delle divinità. Il divo contemporaneo invece è diverso perché è nel contempo umano e divino. Questo avviene perché, grazie all’instancabile lavoro informativo quotidianamente svolto dai media, è percepito come più vicino alle persone comuni. La figura del divo è stata infatti inventata dal cinema hollywoodiano negli anni Dieci del Novecento, ma negli ultimi cinquant’anni, in conseguenza del diffondersi prima del mezzo televisivo e poi della Rete, ha notevolmente incrementato il suo livello di notorietà e di esposizione sociale.
Vanni Codeluppi
Docente Università di Modena e Reggio Emilia
happy wheelsNov 01, 2018 0
Lug 30, 2018 0
Giu 02, 2024 0
Feb 22, 2024 0
Ago 16, 2023 0
Giu 04, 2023 0