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Apr 02, 2022 Arte & Musica, Cultura
Milani è un personaggio combattivo, a volte polemico nella difesa della sua Pavia e del territorio pavese. Nel 1986 si spara al cuore con la calibro 38 e, fortunosamente, sopravvive perché un osso devia il colpo. In questo periodo vive momenti di profondo pessimismo, pieno di rimpianti. Si sposa due volte con Antonella Griziotti, discendente da una storica famiglia garibaldina pavese: la prima volta civilmente, in Municipio, nel maggio del 1986 e la seconda volta con cerimonia religiosa nella Chiesa del Carmine, nel maggio 2006. Il matrimonio religioso è dovuto ad un’esigenza spirituale dello scrittore che si definisce “laico cattolico”. Abita per tutta la vita nel Palazzo di famiglia “Milani”, di fronte alla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, una Chiesa straordinaria, meta importante di pellegrinaggi religiosi, citata da Dante nella Divina commedia, da Francesco Petrarca e dal Boccaccio nelle loro opere e dove vi sono le spoglie di Sant’Agostino, del filosofo Severino Boezio e del re longobardo Liutprando.
Nel 1971 ottiene il Premio Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics. Si tratta di un premio nazionale assegnato a scrittori che svolgono la loro attività nell’ambito fumettistico, dell’illustrazione e del cinema d’animazione. Il 2 giugno 2008 il Presidente della Repubblica gli conferisce l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Ho avuto numerosi incontri con Mino Milani. L’ho invitato tante volte a presentare i suoi libri nel mio comune, davanti agli studenti della scuola media e nella biblioteca civica aperta alla cittadinanza. Lo incontravo spesso presso la sua abitazione di Pavia. Era socio onorario del Rotary Club Oltrepò Pavese e, durante le riunioni del Club, gli domandavo come mai, grande amante della sua città storica, aveva acquistato una casa a Rocca de’ Giorgi, un piccolo comune collinare dell’Oltrepò e lui mi rispondeva sempre citando fatti storici, quando i nobili pavesi avevano diversi possedimenti nel territorio oltrepadano e poi mi diceva che era felice quando, di notte, arrivava nella casa collinare, abbandonando la nebbia fitta della pianura e poteva, finalmente, vedere le stelle.
Ogni anno presentava un suo nuovo romanzo dedicato alla città di Pavia. Sul finire dell’anno, al Rotary Club dell’Oltrepò Pavese, leggeva con passione e, a volte con viva commozione, un nuovo racconto. Nelle cene conviviali del Club si sedeva sempre al mio tavolo e con la moglie, Antonella Griziotti, discutevamo, insieme a mia moglie, della Torre Griziotti, monumento nazionale, situato nella frazione Monteceresino del comune di Santa Giuletta, dove sono nato. Mia moglie aveva trascorso la giovinezza all’interno della Torre, tra tanti cimeli garibaldini. L’avo di Antonella, Giacomo Griziotti, antico proprietario della torre, infatti, era stato colonnello nello stato maggiore del generale Garibaldi durante la spedizione dei Mille.
Inviavo sempre a Mino Milani i miei scritti. In particolare apprezzava alcuni romanzi brevi che avevo composto, ma mi spronava a scrivere romanzi più lunghi, oltre ai saggi e agli articoli giornalistici. Questo incitamento aveva voluto confermarlo anche in una dedica “all’amico e collega scrittore perché scriva romanzi più lunghi” in occasione della presentazione del suo libro “La guerra sia con me, Vita immaginaria di San Rocco” edito nel 2005.
Molti ricordano Milani soprattutto per i libri sui ragazzi. Diceva spesso che i ragazzi devono scoprire l’avventura e che occorre raccontare loro la realtà. Era contro i cosiddetti “libri edificanti”. Nei suoi scritti le sue parole – chiave erano: morte, mistero, violenza, coraggio, viltà, vendetta, tradimento. Sono parole che fanno l’avventura. Nei numerosi incontri tenuti con i giovani, dalla Sicilia all’Alto Adige, affermava che «La vita è una lotta, e bisogna scegliere una battaglia giusta, che non sia per i soldi e basta, come succede oggi. Ai ragazzi va data questa idea, è l’idea della vittoria».
Ripensando a quest’amico, ricordo un gigante della letteratura italiana, autore prolifico ed eclettico, che lascia un grande vuoto, soprattutto nel nostro territorio.
Carlo Bolognesi
Sociologo
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