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Nov 14, 2012 Cosa bolle in Pentola
Troppo semplice raccontare del Merano Wine Festival partendo dal Jugendstil della Kurhaus, dai vapori delle Terme così vicine alla Freistrasse, dalle cime innevate tutt’attorno, dall’austera ma cordiale accoglienza che tutti vi riserveranno una volta giunti qui. Troppo facile lasciarsi cullare dai rimandi letterari, dalle preziose perle gastronomiche che potrete assaporare in diversi, radiosi luoghi del territorio altoatesino. Eppure da qualche parte si deve pur iniziare per dire di questo evento eccentrico (vedi vocabolario: “lontano dal centro”, se per centro intendiamo la nostra Milano, la Verona del Vinitaly, la Capitale, o la Torino del Salone del Gusto da poco terminato) che qui attira la crème del bere bene italico, europeo, con pure qualche puntata extra UE.
E partiremo allora da ciò che da 21 edizioni porta a Merano centinaia, migliaia di operatori ed appassionati (L’Alto Adige, il quotidiano in lingua italiana della zona, parla di 2600 ingressi solo nella giornata di sabato 10 novembre) pronti ad un viaggio oltre Bolzano, in questa piccola, antica capitale del Burgraviato. Partiremo dal vino, da ciò che qui, meglio che altrove, si riesce a scoprire, a capire e approfondire, della produzione enoica italiana ed internazionale.
Dopo i rigorosi controlli all’ingresso, si è accolti nella splendida Kurhaus: rimandi di Art Noveau, scalinate che con la loro torsione di 180° vi proiettano all’interno di un atrio da cui si irradiano la sala principale, le gallerie, le sale più piccole, laterali, ma non per questo meno preziose. Qui si dispiega, intelligentemente divisa lungo un asse regionale, la manifestazione. Fatto come di consueto voto di seguire il percorso di degustazioni mirate, previste alla vigilia compulsando il corposo catalogo, vi lascerete poi inevitabilmente travolgere (o cullare, come si preferisce) dalle sorprese inaspettate, dagli scarti laterali che vorrete intraprendere.
Qui ovviamente le nostre citazioni saranno arbitrarie: viceversa, non sarebbero bastati capitoli per dire di tutto quanto visto a Merano (per la completa viene in soccorso il prezioso sito www.meranowinefestival.com).
Ed allora, non mancherà un primo approccio coi padroni di casa: particolarmente apprezzato da molti operatori il pinot nero in purezza Mason di Mason di Manincor, cantina di Caldaro. Discendendo verso Trento, le sempre eleganti bollicine di Ferrari sono il biglietto da visita della Kurhaus, poste come sono ai lati dell’ingresso come moderni propilei insieme alla franciacortina Ca’ del Bosco, recente protagonista del restyling (non solo grafico, quanto di metodo) dei propri millesimati. Rivoluzionario, e per certi versi intelligentemente provocatorio, l’inserimento in etichetta fatto dall’azienda di Erbusco dei solfiti presenti in bottiglia (per la cronaca, 54 mg/l nel brut 2008 degustato per l’occasione). A mo’ di post scriptum: Maurizio Zanella traccia una nuova frontiera, quali altri si affacceranno su di essa?
Si prosegue lungo il Piemonte, sempre splendidamente rappresentato dalle proprie realtà più significative, langarole e non. Altre regioni non mancano: il Veneto (Romano Dal Forno protagonista di una delle degustazioni più apprezzate), la Toscana (Ornellaia, I Sodi, Mastrojanni, Biondi Santi e tanto, tanto altro) frequentatissima dai visitatori. Da segnalare una piccola realtà, Il Marroneto, 6 ettari e 30.000 bottiglie a Montalcino. E poi tutta la vivace, calda, nuova scena meridionale. E le sale internazionali, con alcune nuove scoperte dallo Champagne che saranno a nostro avviso presto protagoniste di critica e pubblico.
Diverse sono poi le opportunità di affiancare alla pur già impegnativa rassegna alcune degustazioni mirate: la visita è occasione di una verticale di Sassicaia lungo l’asse 2009-2005: nelle adeguate, confortevoli sale del vicino Hotel Terme, il MWF ricava infatti altri spazi. Ed è lo stesso Helmut Kocher, ideatore e anima della rassegna, a condurre le danze lungo le più recenti annate dell’azienda di Bolgheri.
Sempre all’Hotel Terme trova la propria dimora per l’occasione il “Club Excellence”, un club di distributori ed importatori nazionali di vini e distillati d’eccellenza, sorto da pochi mesi, guidato con competenza da Massimo Sagna. L’appassionato e l’operatore hanno avuto così raccolte, in pochi, accoglienti metri quadri, alcune straordinarie eccellenze (da cui, ça va sans dire, il nome del Club): Bruno Paillard, Jacquesson, Bollinger, Roederer, Vosnèe Romanèe, Quinta de la Rosa, Pol Roger e molto altro. Si ritorna alla Kurhaus per un’ultima traversata: non manca la parte più schiettamente legata al cibo, con una rassegna di grande valore, dai giacimenti gastronomici di terra e mare, alla pasticceria, ad un piccolo ma agguerrito e sempre più di prospettiva settore BeerPassion. E poi la Gourmet Arena, e poi, e poi…
È l’ultimo giorno di festival. Con le ombre cala un certo fresco anche su Merano. Gli espositori si preparano al rientro, i visitatori si attardano lungo le vie tutt’attorno. Non vi è alcuna malinconia da last day. Piuttosto, il desiderio di tornare, presto. Al Merano Wine Festival, certo. Ma anche, e forse soprattutto, a Merano.
Matteo Belloni
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