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Manifesto della Laicità: vita ai Diritti Civili
L’Italia è un Paese nel quale i diritti civili sono ancora un optional, qualcosa di superfluo e poco alla moda. Coppie di fatto, fecondazione assistita, testamento biologico, matrimoni gay e altro, rimangono argomenti fastidiosi per molti e spesso anche per i colleghi giornalisti, troppo presi a documentare le storie d’amore della soubrettina Rodriquez, le bravate di un tizio che scappa in Portogallo, le prodezze di Berlusconi, i comizi di Grillo, le litanie di Monti, i lamenti di Bersani. Ma poi all’atto pratico sui diritti civili non accade nulla e anche la politica rimane ferma alle stesse piccinerie, da decine di anni. L’Italia è forse il Paese più imbalsamato d’Europa, non accade mai nulla, nulla evolve, a parte qualche scandalo o ruberia. Per imparare qualcosa in questo campo basterebbe guardare un poco Oltralpe e imparare qualcosa dai Francesi. Già sarebbe un passo avanti.
Da tre anni a Reggio Emilia hanno preso vita Le Giornate della Laicità: tanti incontri con dibattiti e prolusioni serrate e incisive sui diritti civili che uno Stato moderno dovrebbe incidere sulla propria bandiera. Proprio in questi giorni ha preso vita il Manifesto della Laicità, un testo che vuole svegliare la politica, avere spazio nell’agenda dei politici, per far capire che senza il riconoscimento dei diritti civili uno Stato non diventerà mai adulto. Il Manifesto ha tra i firmatari studiosi e intellettuali come Giulio Giorello, Stefano Rodotà, Carlo Flamigni e altri che stanno arricchendo il parterre.
Il filosofo Guido Calogero scrive: “Laicità non è una filosofia tra le altre filosofie né un’ideologia opposta alla altre ideologie, bensì è il principio fondamentale di convivenza di tutte le possibili filosofie e ideologie”. La convivenza delle razze, dei popoli, delle idee e, in particolar modo, dei diritti è sinonimo di vita anche per uno Stato che non vuole cadere nel dimenticatoio.
Mauro Pecchenino
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