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Ott 25, 2010 Attualità, Italia
La crisi economica e sociale che attraversa il nostro Paese e non solo, ha evidenziato un continuo divario fra chi è imprenditore e chi lavora alle dipendenze delle imprese.
Anche la divisione delle organizzazioni sindacali e una politica, assente in maniera drammatica, non aiuta a migliorare la situazione e gli scenari panoramici, che sono a dir poco preoccupanti.
Sembra ormai concluso il tempo delle grandi imprese con le loro grandi maestranze.
Sono spariti anche i grandi imprenditori o capitani d’industria, che con le loro capacità gestionali e creative creavano posti di lavoro e portavano ricchezza al Paese.
Oggi i grandi (?) manager cercati dall’industria, sono quelli che riducono i costi, soprattutto legati al personale alle dipendenze dell’impresa.
Da creatori di posti di lavori a tristi tagliatori di teste.
Questo è il declino del manager moderno, attento a risparmiare sui Poveri Cristi e pronto a ricevere un lauto assegno, come premio di produzione per aver licenziato.
La realtà è che il nostro Paese è ricco di piccole realtà aziendali e di imprese individuali e non abbiamo più una filiera industriale degna di questo nome.
La concorrenza di Paesi come la Cina e l’India, con la loro capacità di produrre quantitativi di merce enormi a prezzi bassi, ha messo in ginocchio interi distretti industriali del nostro Paese.
Il design, la creatività e la qualità, tutti elementi che hanno contraddistinto da sempre i nostri prodotti sono stati messi sotto scacco da una produzione su larga scala, come quella cinese che ha consentito al gigante asiatico di diventare la seconda potenza al mondo.
In tutto questo il made in Italy è ancora il marchio su cui far leva e contrastare la concorrenza globale sempre più agguerrita.
Occorre però tornare ad una politica industriale degna di questo nome, con le imprese che non vengano lasciate sole dal Governo, come ribadito diverse volte dal Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (ma perché quella telefonata a Confalonieri ?!)
E cercare, in tempo di crisi, di capire le ragioni delle imprese, ma allo stesso tempo anche quelle di chi lavora alle dipendenza delle imprese stesse.
Solo con l’unità di intenti e la cooperazione sociale questa crisi potrà essere combattuta, con giusti mezzi ed evitare di sprecare energie in conflitti interni, dannosi alle imprese e al sistema Italia.
Un Paese il nostro sempre più sofferente, ma che ha tutti i mezzi per uscire fuori dal tunnel, con l’aiuto di tutti.
Che dobbiam fare ? Sperare, crediamo.
Alfonso della Mura
happy wheels
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