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Set 11, 2011 Cosa bolle in Pentola
Narciso, il personaggio della mitologia greca, lo conosciamo tutti.
Quello che spesso ha ispirato tanti, personaggi dei nostri tempi e non solo.
E’ noto che Narciso disdegna ogni persona che lo ama, così come punizione divina si innamora della sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua, ma vista l’impossibilità del suo amore per se stesso si lascia morire.
Ma chi è il narcisista?
La figura del narcisista in realtà è una figura profondamente fragile che difficilmente viene compresa dalle persone che lo circondano.
Infatti, paradossalmente, questa persona appare talmente sicura di sé, ai limiti dell’arroganza e della prepotenza, che nessuno penserebbe mai di avere a che fare con una persona profondamente instabile.
Molto spesso i suoi comportamenti si notano sin dall’infanzia: non ama l’autorità, non chiede scusa e contesta apertamente chi lo dovrebbe giudicare. E non ha nessun rapporto o dialogo con la figura paterna, anzi con lui ha scontri continui.
Sin dall’adolescenza, le persone che si rivoltano contro l’autorità (un adulto, un educatore, un insegnante, un allenatore) dimostrano fragilità nei confronti degli altri e, soprattutto, nei confronti di chi esercita un ruolo che deve valutare il narciso.
Così chi dovrebbe certificarne il pedigree di cavallo di razza, provoca nel narcisista attacchi di rabbia, in modo particolare se i giudizi sono negativi, perché loro si sentono umiliati e feriti.
Sono alla ricerca, quindi, di un’approvazione incondizionata e, quando non l’ottengono, scatenano reazioni infantili difficili da gestire.
Il narcisista non ammette di avere sbagliato, non chiede scusa e difficilmente si sente in colpa, anche se è palesemente in errore.
Il narciso deve incontrare unicamente un altro narcisista come lui di cui riconosca l’autorità.
Si instaura così una sorta di relazione clandestina, di rapporto tra pari, unici nel potersi giudicare in una reciprocità, lontana da occhi indiscreti: “Noi siamo i migliori e abbiamo un patto segreto, ci facciamo forza l’uno nei confronti dell’altro”.
Se viene meno il patto di lealtà e la fiducia reciproca, tutto si rompe definitivamente.
È difficile per il narciso saper stare nei limiti, collaborare con gli altri e saper chiedere aiuto.
Per loro, e non solo per loro, diventa fondamentale la figura degli educatori: dalla famiglia, alla scuola, agli allenatori, oggi prima che insegnare è fondamentale educare. D’altro canto, si spiega l’attuale successo della figura del coach.
Altrimenti il rischio è quello di creare una società di narcisi, tutta rivolta solo verso se stessi. Oddio ma non ci siamo già molto vicini ?
Carla Aghito
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