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Mag 09, 2010 Attualità, Italia
La televisione, un soggetto complesso con cui ci relazioniamo costantemente.
Vi è decisamente troppo da dire al riguardo, moltissimi ambiti di riferimento e una quantità infinita di dati, studi e ricerche, senza contarne i prodotti. Tra questi, soprattutto nell’ultima decade, vi è stato un boom negli ascolti e nelle produzioni di serial televisivi. Basta dare un’occhiata ai palinsesti delle varie reti, free o a pagamento, per veder sbucare ovunque titoli inglesi, italianizzati, o decisamente nostrani. I testi che vengono sviluppati, prodotti e proposti a noi pubblico sono spesso prodotti di qualità, ricchi di riferimenti al cinema, alla letteratura e alla realtà, accompagnati da linguaggi freschi che riprendono il mondo reale, pieni di simboli e metafore che possono condurre lo spettatore attento a riflettere.
Secondo i Cultural Studies poi, i programmi televisivi e le fiction in particolare, sono una risorsa da utilizzare poiché offrono immagini di realtà che influenzano le mappe cognitive degli individui, mettono a disposizione schemi di spiegazione degli eventi quotidiani, forniscono repertori di espressioni, simboli, figure retoriche, attivano quadri comunicativi…
Come per ogni cosa tocca a noi saper utilizzare questa preziosa ed efficace risorsa nel modo più opportuno. Ad esempio sono moltissime le ricerche che spiegano come l’immagine del corpo femminile e maschile, trasmessa dalla tv, abbia finito per distorcere la percezione della realtà di molti adolescenti; lo stesso dicasi per la rappresentazione di tematiche come malattie e disagi psicologici. I media tendono costantemente a descrivere casi limite o particolarmente gravi ma, così facendo, causano una distorsione nella percezione delle persone con problemi mentali che vengono costantemente additate attraverso termini spiacevoli e inadeguati e, spesso, definite pericolose. Nella maggioranza dei telefilm si trovano personaggi con una problematica di identità sociale, soli e senza lavoro; inoltre il 70% di loro risulta aggressivo e violento, in contrasto però con la realtà, per la quale ben il 92% non ha mai mostrato alcun segno di violenza.
L’effetto dell’esposizione può però anche essere positivo e ottenere quello che è chiamato edu-tainment, ossia educazione assieme all’intrattenimento. In America è stato confermato che la televisione è diventata un educatore, per quanto riguarda il sesso, usurpando il ruolo dei genitori. Uno studio americano si è, ad esempio, concentrato su un episodio di ER e sull’importanza della contraccezione che viene spiegata durante la messa in onda: il risultato è stato l’aumento del 17% della contraccezione tra i fruitori più assidui del programma.
Forse una riflessione è d’obbligo.
Francesca Stefanachi
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