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Mar 10, 2013 Attualità, Italia
I nostri Marò, alla fine, sono tornati in India per essere giudicati dal Tribunale Speciale, cui la Corte Suprema ha affidato il caso. Coda tra le gambe e piegati dal rischio di un disastro diplomatico.
Ci sono volute ben cinque ore per convincere i due militari a tornare in India, e sopratutto la garanzia di non rischiare la pena di morte.
“Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti!”, hanno dichiarato Latorre e Girone appena atterrati. Peccato che l’India che li accoglie non è la stessa che aveva dato loro il permesso di partire. Oggi è l’India che li ha costretti a rientrare, sequestrando il nostro ambasciatore in loco, privandolo dell’immunità diplomatica e del diritto di espatrio e trasformandolo nell’ennesima vittima di uno Stato (quello italiano, ovviamente) che prende degli accordi e, contemporaneamente, li ritratta, casualmente proprio in periodo di campagna elettorale.
Ci abbiamo provato insomma. La solita Italia fatta di furbastri e truffaldini e che “costringe” l’India a sporcarsi con un sequestro di persona senza precedenti nel mondo diplomatico civile.
Viene evitata così l’ennesima figuraccia internazionale, dopo quella del capitano spaccone che abbandona impunito la Concordia nel momento del naufragio e quella dello sbruffone che si nasconde dietro gli occhiali per evitare un processo.
Ora i due Marò tornano in India per impedire che qualcuno possa dire che l’Italia sia quel Paese di furfanti che non mantiene la parola data.
Gabriele Ruggiero
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