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Mag 07, 2021 Lifestyle, Società
Dopo il successo ottenuto, Labor ritiene che sia indispensabile un impegno diretto in politica, per dar seguito alle promesse formulate e agli impegni assunti presso i lavoratori. Cerca prima di coinvolgere la sinistra democristiana nella formazione di una nuova forza politica, senza successo. Fonda l’ACPOL (8 marzo 1969), un’associazione politica con il compito di ristrutturare la sinistra italiana, cui aderiscono esponenti progressisti D. C., attivisti della CISL, esponenti della sinistra PSI, oltre a personalità del calibro di Riccardo Lombardi e Lelio Basso. Nel dibattito sulle prospettive e sulle strategie della sinistra in Europa, riesce a coinvolgere personalità come Gilles Martinet, Heinz Kuby, Kan Koates, Jean Barets, Luigi Macario, Emilio Sereni, Michel Rocard, Claudio Signorile, Even Lange e tanti altri esponenti della sinistra europea.
Poi crea il Movimento Politico dei Lavoratori (29 ottobre 1971), che vuole essere un partito nuovo nella forma, nella sostanza e nel modo di fare politica. I principi fondanti riguardano la costruzione di una società alternativa, socialista, dove i lavoratori abbiano il controllo della produzione, i cittadini possano sviluppare integralmente la loro persona, la politica punti sui bisogni collettivi, sulla piena occupazione, tramite una democratica di pianificazione, i cittadini siano protagonisti e abbiano il controllo politico dello sviluppo. I modi di fare politica riguardano la saldatura tra i movimenti di base e direzione centrale, l’autogestione delle lotte sociali, la militanza tramite l’adesione personale, collegata a gruppi di lavoro sul territorio e non al discutibile tesseramento, come avviene nei vecchi partiti.
Dopo l’esaurimento dell’esperienza dell’ACPOL e poi del Movimento Politico dei Lavoratori, nel 1972 entra nel PSI e nel 1976 diventa senatore. Nel gennaio 1982 Labor è nominato presidente dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL), carica che mantiene fino al 1994. Nel 1996 è tra i promotori del Comitato italiano per i diritti degli anziani, di cui diventa presidente e al quale dedica le sue ultime energie.
Il mio incontro con questo vero maestro di vita avviene dapprima epistolarmente. Nel 1969, infatti, invio direttamente a Labor diverse lettere per chiedere informazioni sul Movimento da lui fondato e per farmi consigliare, a livello personale e politico. Con mia sorpresa, mi risponde sempre, puntualmente. Poi m’invita ad impegnarmi direttamente nel Movimento Politico dei Lavoratori, fissandomi un appuntamento con Gennaro Acquaviva, segretario organizzativo del MPL (che diventerà, poi, senatore e capo della segreteria di Craxi). Su suo consiglio, mi metto in contatto con le Acli di Milano. In seguito divento coordinatore del neonato Movimento in provincia di Pavia. M’immergo nella campagna elettorale del maggio 1972. Incontro, finalmente, Livio Labor e sono affascinato dalla sua persona e dalla sua vorticosa attività. Nell’occasione, presiedo un’applauditissima manifestazione elettorale, nell’aula universitaria “del Quattrocento”, dove i presenti ammirano le sue immense facoltà oratorie ed argomentative.
Le elezioni politiche del 7 maggio 1972 sono un fallimento per l’MPL. La causa principale è l’indizione di elezioni anticipate, in un momento in cui il Movimento si sta organizzando ed è impreparato a livello organizzativo. Ritengo, tuttavia, che, sull’insuccesso elettorale, abbia giocato un ruolo centrale l’esclusione dalle trasmissioni televisive dei nuovi partiti, voluta dalla D. C. contro Labor e dal PCI contro il gruppo del “Manifesto”. Dopo una comprensibile delusione, si avvia il dibattito su cosa fare in una riunione dei militanti a Roma.
Nell’occasione parlo con Marcello Gentili (tra l’altro, noto per essere l’avvocato dell’Isolotto di Don Mazzi), che voleva continuare l’esperienza. Discuto con Luigi Covatta (poi parlamentare socialista, sottosegretario al Governo, con il quale intratterrò una lunga amicizia), il quale ritiene, invece, impossibile continuare l’esperienza dell’MPL. Labor propone una scelta naturale: confluire nel PSI. Sono molto dubbioso su questa scelta, perché ritengo il PSI un partito alquanto vecchio.
Incontro Labor a Milano. Mi convince a seguirlo in questa scelta. Da allora, vedo Labor ogni mese a Roma, dove lavora nella direzione nazionale socialista e si occupa di “nuove forme di organizzazione e di partecipazione politica”. Parliamo a lungo di politica, ma trova sempre spunti per farmi riflettere su temi evangelici. Osservo e ammiro sempre il cattolico convinto e gioioso della sua fede. Lo seguo in televisione, tra le altre, nelle trasmissioni messe in onda dalla Rai e condotte da Maurizio Costanzo, dal titolo “Bontà loro”.
Nel 1973 interviene a Vigevano per sostenere la mia campagna elettorale al Consiglio Comunale, parliamo insieme in un affollato comizio in Piazza Ducale.
Nel 1975 sono responsabile del festival provinciale dell’Avanti!, all’interno del quale, organizzo un dibattito sul tema dell’autogestione, tra Labor e l’intellettuale Motchane, esponente di spicco del CERES, la sinistra del Partito socialista francese di Mitterrand. Labor partecipa ad un convengo nazionale al Castello Visconteo di Pavia sul significato e sull’azione delle amministrazioni di sinistra, dopo il successo elettorale del 1975 ottenuto da queste amministrazioni.
Mi manda sempre saluti affettuosi tramite l’amico onorevole Luciano De Pascalis (membro della direzione e amministratore nazionale psi) che ritorna ogni fine settimana da Roma. I due si conoscono da tempo. Il papà Marcello è stato medico di famiglia della famiglia De Pascalis a Pola. Diventato amministratore provinciale, scrivo a Labor, Presidente ISFOL, sui temi formativi. Mi risponde sempre entusiasta e con parole affettuose. L’incontro ancora in diversi congressi e conferenze socialiste: a Venezia, Roma, Palermo, Rimini.
Il Comune di Roma gli ha dedicato una piazza per ricordarlo e le Acli, il 20 ottobre 2017, hanno inaugurato la “Scuola centrale di formazione Livio Labor” con tre indirizzi di studio distinti: l’animatore di comunità, cioè chi organizza, anima e coordina i progetti, il segretario all’organizzazione, che garantisce l’efficienza organizzativa e assicura il buon andamento delle attività e dei servizi, e il dirigente politico. Nell’occasione, il figlio Willy ha tracciato un ricordo commovente del padre.
Ricorderò sempre Labor come grande maestro, politico e spirituale, cattolico convinto e gioioso, cristiano coerente con le sue idee. Una persona che ha vissuto le sue esperienze come missione, come impegno nel contribuire al riscatto dei lavoratori, in lotta per una società nuova, più libera e più giusta. Il suo messaggio è un messaggio coerente con quello evangelico di liberazione, al di fuori di un’ottica puramente spiritualistica, attraverso un impegno pratico, instancabile, vigoroso.
Labor indica una prospettiva. Lascia un segno importante nel mondo cattolico e in quello del lavoro. E’ un personaggio da far scoprire e studiare, soprattutto alle giovani generazioni, perché in grado di restituire un vero significato alla vita individuale e all’attività comunitaria e sociale, impegni oggi più che mai necessari.
Carlo Bolognesi
Sociologo
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