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Mar 28, 2010 Terza Pagina
Ferzan Ozpetek, abbandonata Roma, città che è stata la coprotagonista indiscussa di tanti suoi lavori precedenti, ambienta il suo ultimo film a Lecce, città meravigliosa e patria di quel barocco che rende la città salentina così affascinante e, per chi non lo avesse ancora fatto, da visitare il prima possibile.
In un cast efficace, su tutti un bravissimo Ennio Fantastichini, un’ottima Elena Sofia Ricci e un intenso Alessandro Preziosi, purtroppo relegato ad un ruolo marginale rispetto al (monocordo e ingessato) protagonista Scamarcio, personaggio attorno al quale si muove tutta la trama del film.
Il film, rispetto ai precedenti, risulta meno intimista, cercando di abbracciare in maniera più convinta, elementi contraddistinti da ironia e forti accenni alla commedia all’italiana, con richiami a Pietro Germi, uno dei suoi imprescindibili alfieri.
Un padre ( Fantastichini ), industriale nella produzione di pasta, riabbraccia il figlio piccolo ( Scamarcio ) di rientro da Roma e, scopre, che il figlio grande nonché suo delfino ( Preziosi ), è omosessuale, così come ammesso davanti ad una tavola imbandita.
Tra lo stupore generale dei presenti, in primis, quello del fratello minore cui viene rubata la scena madre, dato che era rientrato a Lecce per dichiarare la propria omosessualità alla famiglia.
In un vortice di isterismi del padre, il figlio piccolo evita di fare coming out per non dare un ulteriore colpo alla famiglia, già decisamente provata dalla confessione inaspettata del fratello maggiore.
Attorno alle vicende familiari e ad equivoci assortiti e gag, non originali, ma commercialmente divertenti, sconosciute in passato nei film del regista turco/italiano, il plot procede tra drammi veri o presunti, vita di provincia e, con due figure femminili che si inseriscono nei tempi del film con modalità e tempistiche differenti.
La prima, è la figlia del nuovo socio del padre dei due ragazzi.
Una ragazza, all’apparenza forte, ma fragile, triste e decisamente sola.
Si lega al fratello più piccolo, quando estromesso il fratello maggiore dall’azienda per volere paterno, si trovano a lavorare fianco a fianco e a incontrarsi anche dopo il lavoro. Un feeling molto delicato e che, non porterà, ovviamente, a nulla, vista l’omosessualità del personaggio interpretato da Scamarcio.
La seconda è rappresentata dalla nonna interpretata da un’immensa Ilaria Occhini, attrice con una presenza scenica ed un’altera signorilità di straordinario effetto.
La nonna apre e chiude il film, proprio con la decisione difficile e non voluta di sposare ( nei flashback, in abito da sposa, è interpretata da Carolina Crescentini ) il fratello dell’uomo che realmente amava.
Con purezza affianca i protagonisti del film con la sua presenza discreta, ma fortemente sentita da tutti i componenti della famiglia, spingendo i nipoti affinchè seguano i loro desideri e le loro inclinazioni, onde evitare di compiere ciò che lei, suo malgrado e, dati i tempi di allora, non aveva potuto fare: sposare l’uomo che realmente amava.
Un fardello che porterà sempre con sé, con cui ha dovuto convivere fino alla morte.
Un elemento rimane fondamentale per essere felici: vivere come meglio si crede, seguendo ciò che riteniamo migliore per noi e non in base a ciò che gli altri desiderano per la nostra vita che, appunto, è solo nostra.
La libertà è sinonimo di scelta.
Chi sceglie seguendo i propri desideri e attitudini è libero, tutti gli altri sono solo dei lacchè della vita.
Norman di Lieto
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