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Dic 30, 2017 Attualità, Italia
Non c’è speranza,
Trenitalia (e spesso Trenord a livello locale) non funzionano. I nostri lettori lo sanno, sono anni che monitoriamo, con il nostro giornalismo che gestiamo da volontari, i servizi ferroviari in Italia e la desolazione ci assale ogni volta. Siamo in contatto con un gruppo di viaggiatori, in giro per la penisola e riceviamo continue notizie di disservizi e lamentele.
In questo periodo festivo, mentre verifichiamo la situazione a Londra e registriamo un funzionamento che supera abbondantemente la prova con un buon 7.5 di media, in Italia la situazione è come sempre, anzi assai peggio, negativa, intorno al 2.5.
Riceviamo al giornale note da più parti d’Italia: ritardi a volte impressionanti, come 130 minuti da Bari a Milano, 125 minuti da Napoli a Genova, 25 minuti per Frecciarossa da Firenze a Roma, 30 minuti per Frecciarossa da Roma a Milano.
Sono solo pochi esempi, per non tediare chi legge con numeri aridi. La situazione in ogni modo, e non si capisce il motivo, da settembre è peggiorata. Quindici minuti di ritardo è la norma sia sui cosiddetti regionali veloci (ridicolo l’appellativo, ma per paradosso sono i più puntuali!), sia sulle Frecce, di qualsivoglia colore.
I treni di Trenitalia sono sempre in ritardo: o partono già in ritardo dalle stazioni principali, con scuse incomprensibili, tipo difficoltà con il materiale rotante o altre fregnacce, che l’utente viaggiatore con appuntamenti fissati e che paga un biglietto salato, non vuole sentire.
Il servizio ferroviario italiano è uno dei peggiori in Europa, siamo più o meno a livello dei treni in India dove, per motivi strutturali e comprensibili, ritengono il ritardo minimo di un’ora una normalità.
Intanto le tariffe sono alte, anzi altissime, sproporzionate per il servizio offerto.
Da tempo chiediamo a Trenitalia almeno una spiegazione circa i disservizi, ma nessuno risponde.
Tra l’altro, con la neve e il ghiaccio, sporadici in Italia, si blocca tutto, vedi la situazione recente tra Piemonte, Liguria e Lombardia.
E in Paesi dove nevica un giorno sì e un altro no, come fanno? Si chiudono in casa? E chi perde tempo, appuntamenti, incontri, da chi viene risarcito? Dalla silenziosa Trenitalia?
Come sempre, attendiamo risposte.
Mauro Pecchenino
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