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Lug 09, 2016 Arte & Musica, Cultura
L’idea nasce dopo un’analisi fatta, tra il serio e il faceto, dei cartoni animati degli anni 70. Venne fuori come, alla fine di un sondaggio molto maccheronico, uno tra i cartoon di maggior successo di quegli anni fosse Lady Oscar. Una donna con attributi più vistosi di un toro che scala la piramide gerarchica abitualmente maschile e il tutto senza rinunciare alla propria femminilità. Un inno per le donne di oggi.
Proprio in quell’occasione nacque così la curiosità di approfondire l’argomento relativo alle donne guerriere nella storia.
La ricerca non richiese particolare impegno. Tante e così valorose furono alcune esponenti del gentil sesso nella storia, da meritare un posto di fianco ai più blasonati condottieri e combattenti del cosiddetto sesso forte.
Le più famose sono senza dubbio le Amazzoni. La loro figura affonda le radici nella mitologia greca, motivo per cui sono ritenute in generale nulla più che figure leggendarie. Devono il loro nome alla credenza secondo la quale, per meglio maneggiare l’arco in battaglia, usavano tagliare una mammella; da ciò a (senza) mastos (seno). Notizia che peraltro alcuni studiosi smentiscono.
Di loro parlano i più famosi poemi greci: Ercole in una delle sue fatiche, la nona, ha l’ingrato compito di impossessarsi della cintura appartenente alla regina delle Amazzoni, Ippolita; e ad Achille tocca invece il triste destino di scontrarsi con Pentesilea, altra temibile Amazzone, che il figlio di Teti sconfigge e uccide ma della quale si scopre subito dopo perdutamente innamorato.
Ma lasciando il campo della mitologia e spostandoci dalla terra di Pericle a quella raccontata nei suoi scritti da Francisco Orellana, esploratore del nuovo mondo a cavallo del XVI secolo, ci si imbatte in qualcosa di più tangibile.
Scrive lo spagnolo in uno dei suoi diari: «Molto alte e chiare; hanno chiome molto lunghe e arruffate. Sono molto robuste e girano nude senza vergognarsi con arco e frecce tra le mani, combattendo come dieci indios».
Purtroppo per loro le guerriere non riuscirono a respingere Orellana e tutto ciò che con lui sarebbe arrivato di lì poco, ma in parte l’esploratore volle lasciar delle stesse un ricordo indelebile, intestando alle fiere donne guerriere uno dei corsi d’acqua più famosi e affascinanti dell’intero mondo: il Rio delle Amazzoni.
Se l’Europa poteva vantare le originali Amazzoni e le Americhe niente di meno che le intestatarie di un fiume, l’Africa – terra natale di tutto il genere umano – non poteva certo essere da meno. Nell’attuale Benin, allora Regno di Dahomey, a cavallo del XVII e XVIII secolo, il re poteva contare sull’appoggio di un reparto di donne scelte che ne garantiva l’incolumità avendo l’incarico di difenderlo nel suo palazzo al quale nessun uomo – eunuchi a parte – poteva avere accesso nelle ore notturne. Ne dice l’esploratore inglese Francis Burton: «In grado di competere con gli uomini in quanto a resistenza e capacità di sopravvivenza alle privazioni».
La descrizione di queste donne potrebbe continuare ancora a lungo, e forse il novero di quelle che effettivamente mostrarono un coraggio pari se non superiore a quello di molti uomini, sarebbe comunque incompleto.
In chiusura, abbiamo poi qualcosa che potrebbe interessare chi è più sensibile al gossip e al pettegolezzo tipicamente da spiaggia. Sembrerebbe che, in un rendez-vous di cui poco si sa ma che sembra comunque sia avvenuto, Alessandro Magno, uno tra gli uomini più potenti, temuti e rispettati di tutta la storia dell’uomo, avrebbe pareggiato una battaglia particolare, quella con l’Amazzone Talestri che lo avrebbe incontrato con il solo scopo di giacere con lui. Il Grande Alessandro non si tirò indietro, e per tredici giorni si chiusero in una tenda dell’accampamento. Come finì non è dato sapere, ma sembra certo che lei andò via con le sue gambe, mentre i più fidati consiglieri di Alessandro erano intenti a rifornire di zabaione l’intrepido comandante. Questo stando almeno allo storico romano Curzio Rufo.
Diamo anche un consiglio di lettura: “The Amazon. Lives and Legends of Warrior Women across the Ancient World” di Adrienne Mayor.
Luca Arleo
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