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Mar 15, 2011 Attualità, Italia
Il primo marzo 2011 si leggeva un titolo allarmante: “Istat, record disoccupazione giovanile che vola al 29,4%”. In sostanza, 1 giovane su 3 si ritrova disoccupato. Un dato questo che dà ulteriore conferma riguardo il fatto di essere una nazione con molte carenze e deficit. Ma è la nazione ad avere dei problemi o si dovrebbe ricercare la causa nei giovani? La colpa è delle aziende, oppure in quella parte di studenti dediti allo studio per opportunismo o per paura ben camuffata? La cosa forse palese e più dibattuta rimane la situazione di crisi che il nostro Paese sta affrontando e, davanti a questo scenario poco incoraggiante, ci sono diverse categorie di giovani. Una categoria che affronta il mondo del lavoro. Un’altra che si dedica allo studio sperando di poter, in futuro, ottenere un posto di lavoro prestigioso. Un’ultima categoria che preferisce concentrare energie e aspettative solo nello studio, magari sognando di continuare a vivere nell’università, fino a quando la porta del lavoro si aprirà inesorabilmente e sarà la vita a decidere per loro. È bello puntare sulla cultura, se essa non esistesse non ci sarebbe evoluzione, ma i giovani di oggi non dovrebbero prendere lo studio come alibi per non affrontare il mondo, tanto temuto, del lavoro. Non a caso una frase molto famosa dice che: “il lavoro nobilita l’uomo”. Se questo è vero, bisogna anche considerare la crescente difficoltà del remare in un mare sempre più mosso. Un mare che ha molte opportunità, basterebbe saper scegliere la barca giusta. Il compito dei neo laureati sarebbe proprio questo: salire sulla barca giusta, remare e mettere tutta la tenacia possibile per raggiungere la propria meta. Certo, lo studio diventa indispensabile per avere un’arma in più, ma anche le capacità personali dovrebbero essere impiegate senza paura di sbagliare. In fondo di 30 e lode come di stringati 18 se ne prenderanno per tutta la vita (anche se in forme diverse dai soliti voti, a cui tutti gli studenti sono stati abituati dal periodo scolastico). Inoltre, se non si rischia, si possono solo scorgere le sconfitte degli altri.
E.D.A.
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