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Dic 16, 2013 L'editoriale
A Parigi, ho partecipato ad un incontro-conferenza, dove un gruppo di docenti francesi trattava il tema della solitudine. La spinta a partecipare è stata la curiosità su un tema che molto spesso accenno con i giovani dell’università e con alcuni lettori di FlipMagazine. Un tema di attualità che è stato in parte trattato anche a Roma, alla presentazione del mio ultimo libro, al Punto Einaudi, a proposito di uno studio dell’American Academy of Pediatrics che afferma: “ I giovanissimi, ma anche i giovani e gli adulti usano troppo i nuovi media e tutti devono mettersi a dieta di pc, tv, telefoni cellulari, giochi elettronici ecc. La dieta dei media evita l’isolamento e una conseguente solitudine, che può portare obesità, aggressività, insonnia”. A questo proposito, la psicoterapeuta Maddalena Cialdella afferma: ”Viviamo in una società in cui le relazioni sociali sono difficili. Siamo soli, è facile attaccarsi a qualcosa di illusorio, ma sempre disponibile come i media”. La solitudine fa paura e viene spesso demonizzata. Nella realtà, troppo spesso è incapacità a comunicare, a informarsi, a stare con gli altri. Basti vedere quanti giovani vorrebbero lavorare nella comunicazione e nel giornalismo, eppoi falliscono per mancanza di capacità a comunicare, tenacia e socialità. Ci si isola con gli occhi su tablet, cellulari, giochi elettronici, spesso per evitare il confronto con gli altri. A volte, ed è molto difficile rendersene conto, si sta in compagnia, ma si tratta di una solitudine chiassosa. Provate a fare un esercizio: quante parole e concetti, anche semplici, scambiate con i vostri interlocutori nel corso di una gita, una cena, una chiacchierata al mare o in montagna? Se registrate, così per prova, le conversazioni, vi accorgerete di parole senza dialogo, di chiacchiere vuote in libertà. Non è sempre così, ci mancherebbe. Noi dobbiamo generalizzare, in maniera cronistica. Però il vuoto della compagnia, è spesso protagonista. La solitudine invece è un momento di grande salute, per riflettere, ritrovarsi, conoscersi meglio e cercare di evitare errori anche banali. Un errore è stare con qualcuno, frequentarlo anche a livello sentimentale, per la paura di stare soli, perché la società ritiene più “figo” chi ha un ragazzo o una ragazza accanto. Poi, tutto finisce, come è nella normalità della vita e ritorna la solitudine, tanto temuta, ma che in realtà era già molto presente prima. A questo proposito, ricordo sempre un giornalista, anche noto, buon suonatore di chitarra e chiassoso cantautore della notte. Quando finiva di lavorare, costringeva sempre qualche amico o collega ad ascoltare le sue composizioni, fino a tarda notte, fino allo sfinimento. La solitudine per lui era lo spettro del dolore. Ma non è così: chi sa vivere con la solitudine, sa poi dialogare con gli altri.
A presto. See you soon. A la prochaine.
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