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Lug 14, 2011 Attualità, Italia
Dalla lettura dei giornali cartacei e on line, emerge una profonda malinconia nel constatare che la generazione dei trentenni ( alla quale appartiene chi scrive) è la generazione nata e cresciuta nel pieno sviluppo economico: molte ed innovative opportunità professionali, l’avvento di internet e di una tecnologia sempre più all’avanguardia e volta a facilitare la vita di ognuno di noi e, proprio figli di questo slancio fortissimo, lo abbiamo vissuto ed interpretato con entusiasmo, per poi venirne in un certo senso risucchiati.
Volevamo essere i carnefici, dei moderni cannibali, con voglia di fare, invece siamo rimasti vittime di questo nuovo sistema, portato dalla globalizzazione e dal logorio del mondo moderno, tornando sui nostri passi e, giocandoci, l’evoluzione che stavamo cavalcando, rischiando così l’involuzione inesorabile.
Come quel bambino che si affaccia al mondo in maniera impavida per poi scappare impaurito e terrorizzato tra le braccia dei genitori.
È una pena parlare con i trentenni di oggi, i ventenni di ieri.
Dagli inizi del millennio ad oggi molti passi sono stati fatti, tutti indietro.
È un ripiegarsi sui propri sogni, sulle proprie aspettative, figli di una frustrazione causata dai continui scontri con una realtà che ci tira cazzotti sui denti, che sembra godere nel non vederci fare ciò che abbiamo desiderato così tanto, nel non vederci realizzati come ogni individuo dovrebbe essere, così come la Costituzione del nostro Paese impone.
Accontentarsi, fare i conti con il dover fare ciò che è lontano anni luce dalle nostre corde.
E se Brunetta consiglia di andare a scaricare le cassette di frutta al mercato, rispondiamo che molte più persone di quante immagini il nostro Ministro fanno lavori umili, per sbarcare il lunario e per rimanere aggrappati ad un sogno che con fatica e sudore desiderano ardentemente possa diventare realtà.
Perché un Paese sordo che non risponde alle domande e alle esigenze dei giovani, è un Paese destinato a perdere la propria anima.
Questo è un Paese per vecchi.
Lo comprende chi viaggia e si confronta, vede e coglie le differenze.
Ma la cosa che fa incazzare davvero è che non si riesca ad offrire il proprio contributo nel proprio Paese senza essere figli di chicchessia (di importante), ma semplicemente un persona che ha studiato e che si è formato per ambire ad essere ciò per cui si è sacrificato ed impegnato.
Costituzione italiana
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Norman di Lieto
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