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Set 24, 2012 Attualità, Italia
Nei momenti di grande difficoltà, le società hanno sempre cercato di guardare all’indietro. Impossibilitate a proseguire, hanno provato a selezionare le cose migliori del loro passato per poter trarre da esse nuova linfa ed energia. E la nostra è sicuramente una società in crisi, sia sul piano economico che su quello culturale. Si spiega così perché sia diventata importante quella dimensione dell’artigianalità che appartiene al nostro passato pre-industriale. Oggi infatti vengono realizzati prodotti che sono il frutto dell’attenzione dell’uomo artigiano, portatore di un sapere personale e fiero del suo lavoro. Una delle principali fonti di quell’orgoglio che il lavoro può procurare è l’esecuzione integrale di un compito. Nella maggior parte delle grandi imprese il lavoro effettuato dall’individuo non ha senso se preso singolarmente, ma non è così per l’artigiano. La sua è un’attività orientata verso un fine specifico e attraverso l’esecuzione di un “bel lavoro” gli permette di ottenere una grande soddisfazione. Ma il lavoro artigianale è fonte di piacere anche perché consente di recuperare la dimensione della manualità. Consente cioè di mettersi alla prova realizzando qualcosa con le proprie mani.
Nel lavoro artigiano le interazioni faccia a faccia sono ancora la norma e l’individuo è responsabile del suo lavoro. Ma anche l’interattività che è consentita oggi dagli ultimi sviluppi di Internet amplifica questi fenomeni: il consumatore è sempre più un produttore e viceversa ed è necessario dunque uscire dall’idea dell’artigiano chiuso nella sua torre d’avorio per vederlo circondato da una comunità di appassionati.
Tutto ciò ha delle profonde conseguenze in molti ambiti del consumo, ma gli effetti più rilevanti li possiamo probabilmente osservare nel settore delle bevande. Assistiamo infatti al ritorno di molte bevande del passato, ma soprattutto al ritorno di bevande prodotte da piccoli produttori. Una bevanda come la gassosa, ad esempio, sembrava destinata alla scomparsa, schiacciata dall’ondata delle soft drink americane, in grado di beneficiare di massicci investimenti in marketing e comunicazione. E con essa anche il chinotto o la spuma sembravano essere sul punto di sparire. E invece oggi assistiamo alla rinascita di questi prodotti, ad opera di tanti piccoli produttori. Il fenomeno appare però essere particolarmente evidente nel settore della birra. Tantissimi piccoli produttori stranieri, soprattutto tedeschi e belgi, hanno invaso le nostre birrerie, ma sorprende soprattutto oggi la presenza sul mercato di quella grande quantità di birre artigianali che vengono prodotte direttamente nel nostro Paese. E cioè in piccoli birrifici che sono sorti ormai ovunque, anche dietro casa nostra.
Vanni Codeluppi
Docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia
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