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Ago 14, 2009 Attualità, Italia
Sovente ci ritroviamo a dover leggere classifiche di vario tipo stilate dai diversi organismi internazionali, siano essi economici, finanziari o politici, che inseriscono il nostro Paese all’interno delle diverse graduatorie, in posizioni tutt’altro che di prestigio.
La lista è lunga e, quasi ogni giorno, vi sono aggiornamenti poco lusinghieri sulla situazione italiana, confrontata a quella degli altri Paesi europei e non solo.
Crediamo che nonostante i dati allarmistici, una certa dose di indifferenza continui ad accompagnare l’opinione pubblica italiana ogni qualvolta questi dati vengono resi noti.
Forse non ci si anima più per le questioni cruciali del nostro Paese?
L’occupazione giovanile, la ricerca scientifica, la sanità, l’istruzione, i conti pubblici, sono diventati improvvisamente come questioni astratte, domande puerili le cui risposte porterebbero solo a doversi confrontare in maniera sterile su questioni di lana caprina.
Eppure, siamo sempre un paese di poeti, santi e navigatori, ma non siamo un popolo dotato di spirito (auto) critico, consapevole ed impaurito all’idea di dover analizzare una situazione di mediocrità e, giocoforza, dover constatare il fatto che il confine è sempre più marcato e con una strada che conduce verso una deriva di decadenza inesorabile.
La situazione della ricerca in Italia oggi è illuminante, serve a far comprendere in maniera ottimale in che stato versi il nostro Paese e quale ( poca ) attenzione riservi alla Ricerca scientifica.
Siamo il fanalino di coda tra i Paesi più sviluppati per investimenti nella ricerca.
Paesi emergenti come Cina ed India vedono ritornare i loro “cervelli”, nel loro Paese perché i “nuovi giganti” della New Economy investono in maniera consistente, proprio nella ricerca scientifica.
In Italia, invece, i nostri cervelli fuggono e, sovente, non ritornano più.
Tutto questo anima le discussioni di noi italiani, quanto una televendita di mezza sera, quindi zero.
Eppure gli animi si surriscaldano, se Ibrahimovic scappa dall’Inter per andare al Barcellona e Kakà lascia il Milan per accasarsi con il Real Madrid, perché così il campionato italiano diventa più povero.
Anche questa è decadenza.
Se Rita Clementi, ricercatrice italiana di 47 anni che ha scoperto l’origine genetica di alcune forme di linfoma maligno, fugge a Boston, denunciando che esiste in Italia un sistema malato e disonesto che non premia il merito, la cosa passa quasi sotto silenzio e sotto la lucida indifferenza dei più.
Eppure Ibrahimovic è un ingrato, perché Moratti gli pagava un ingaggio suoeriore ai 10 milioni di euro l’anno.
Secondo voi quanto guadagnava Rita Clementi, ricercatrice italiana quasi cinquantenne, ma ancora precaria?
Infine, provate a chiedere se ne avete il coraggio a qualche vicino di ombrellone o di scrivania in Ufficio: “Che ne pensate della vicenda di Rita Clementi?”
“Rita chi?”.
Norman di Lieto
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