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Ott 24, 2010 Attualità, World Wide
Nelle ultime settimane Milano è stata teatro di due iniziative simili, ma molto diverse, due manifestazioni legate al cibo, delle sagre un po’ fighette, la prima di derivazione inglese, Taste of Milano, la seconda da un’idea francese, Le Grand Fooding. La prima un fallimento che, seppur abbia generato grandi guadagni per gli ideatori, ha avuto uno strascico di polemiche accesissime, la seconda un successo anche di critica.
Andiamo con ordine, perché il punto da focalizzare è sul perché debbano venire ad insegnarci ad organizzare feste, noi Paese del cibo e di una lunga storia di Sagre, Feste di ogni tipo, dell’uva e dell’Unità.
In settembre nell’area limitrofa al Castello Sforzesco si è tenuto Taste of Milano. Una bella idea mal gestita è stato l’unanime giudizio. La scelta dell’area è stata infelice, perché vorrebbe essere un salotto buono, ma non lo è, così tiene lontane le persone semplici, golose, amanti del cibo e avvicina i curiosi, poco attrezzati culturalmente all’alta cucina, presenti per vedere chi c’è e sentirsi parte del circo modaiolo della città, ed infatti era collegata anche alla settimana della moda.
L’allestimento da fiera “bellina, carina”, con tanto di vip lounge ad aumentare il distacco dalla gente comune, il costo che per mangiare e saziarsi poteva lievitare fino a vette da 80 €, il tutto condito con kilometriche ed estenuanti code per raggiungere gli agognati assaggini, proprio “ini” in molti casi.
Una coda di polemiche infinita ancor più sgradevole per l’arroganza degli organizzatori.
Ad ottobre Le Grand Fooding, in zona Tortona, area post-industriale, abituata al gioioso casino del Fuori Salone del Mobile, in un’atmosfera più decadente e per questo più affascinante, il livello dei cuochi lo stesso, ma l’atteggiamento più sereno e avvicinabile.
Una vera e propria festa con tanto di deejay del momento a rintronare la gente che disciplinatamente in coda aspettava, più volte, il turno per gustare assaggi non “ini” di alta cucina alla portata di tutti. Segnalo Bottura che con una specie di sushi di lingua di vitello cotta ha deliziato tutti e Redzepi che ha colpito per una foglia contenente 5 cereali, ricette povere, ma ricche di gusto.
Il tutto, a sazietà, per 25 € che comprendevano un calice di champagne, un cocktail, un caffè ed acqua a volontà ed il 40% in beneficenza (benedetti gli sponsor)!
C’è da imparare da questi due episodi, noi Italiani possiamo prender spunto, siamo la patria del buongusto, in tutti i sensi, impariamo dai francesi, senza timori reverenziali, ma anche dagli inglesi che ci hanno provato comunque, noi possiamo fare ancora meglio.
Aldo Palaoro
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