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Mag 18, 2020 Lifestyle, Società
Una volta a Viliusk, con Padre John Vinokouroff si reca dai malati di lebbra. Non si trovano in città, ma nella steppa siberiana assembrati in iurte costruite rozzamente con tronchi d’albero e sterco di vacca mescolato alla terra. All’interno i lebbrosi mangiano, cucinano, dormono, vivono e muoiono.
«Dodici uomini, donne e bambini, vestiti in modo scarno e sporco, erano rannicchiati insieme in due piccole iurte, coperti di parassiti. La puzza era terribile; un uomo stava morendo, altri due avevano perso uno le dita dei piedi e l’altro la metà dei piedi. Durante gli otto, nove mesi invernali, queste persone si rannicchiano insieme al bestiame nei loro terribili tuguri, per stare al caldo».
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Fece la promessa che avrebbe aiutato questa povera gente costruendo per loro un ospedale. E lo fece. Nel viaggio di ritorno, ad Irkutsk incontrò il Governatore della città che le donò mille sterline. Tornata a Mosca si dedicò alla raccolta dei fondi, organizzando un comitato e coinvolgendo l’aristocrazia russa e la Moscow Venerealogical & Dermatological Society che risposero entrambe positivamente. Rilasciò interviste per ampliare il suo pubblico e portò la sua missione all’attenzione delle Sorelle della Misericordia che si offrirono di dedicare la propria vita alle cure dei lebbrosi siberiani.
Tornò a Londra: l’erba che aveva portato con sé non aveva le proprietà curative che aveva sperato, ma non si arrese. Scrisse un libro sul suo viaggio e sulla difficile situazione dei lebbrosi, On Sledge & Horseback to Outcast Siberian Lepers,pubblicato poi nel 1893. Fu eletta Fellowship della Royal Geographic Society, un risultato relativamente raro in quei tempi per una donna. Girò l’Inghilterra e gli Stati Uniti organizzando una serie di conferenze per sensibilizzare le persone alla causa dei lebbrosi.
Ebbe molti sostenitori, tra cui la Regina che, nel 1906, la volle conoscere. Ma come sappiamo bene, le malelingue non tollerano tali successi e cercarono di “sporcare” la reputazione di Kate, mettendo in discussione la sua integrità. La accusarono di avere rapporti omosessuali con le donne alle quali chiedeva i fondi, di essersi inventata gran parte del suo viaggio, intrapreso – arrivarono a dire – per espiare la colpa di essere lesbica. Tra i suoi maggiori accusatori, il reverendo Alexander Francis di San Pietroburgo. Ci fu un’inchiesta in Russia, ma i diplomatici britannici e americani che l’avevano conosciuta, nell’agosto del 1894, scrissero una lettera al Times per dichiarare la sua innocenza.
Kate era piena di rabbia, voleva rispondere con la stessa moneta e denunciare per diffamazione sia i giornali che lo stesso Francis, ma lasciò perdere anche se avrebbe sicuramente vinto la causa: l’omosessualità femminile non era illegale nel 1895. Tuttavia, volle evitare quello che stava vivendo Oscar Wilde: lo scrittore irlandese aveva portato a processo per diffamazione il marchese di Queensberry, padre del suo amico Alfred Douglas, ma aveva perso la causa con le orribili conseguenze che conosciamo.
Dopo la vicenda, Kate si ritirò in isolamento. L’odissea siberiana e lo stress mentale risultante da tutta la pubblicità avversa che dovette subire ne avevano minato la salute. Nel 1919 ricevette una lettera: un certo Henry de Windt che aveva viaggiato fino a Yakutsk le scriveva che aveva avuto modo di verificare che l’ospedale per lebbrosi era stato effettivamente costruito nel 1897, per un costo di 32.000 rubli. I pazienti erano ricoverati in 6 edifici separati; c’era la casa del medico con sei stanze, un laboratorio e una biblioteca. Il numero massimo di pazienti era stimato a 76 nel 1902, mentre nel 1917 il numero era sceso a 19. Potrebbe essere stata questa lettera a spingere Kate ad un nuovo entusiasmo e a scrivere un secondo libro intitolato My Mission in Siberia-a vindication, pubblicato nel 1921.
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Se lo si legge, sembra così attuale e ci fa pensare a Silvia Romano, la nostra connazionale, cooperante in Africa.
«Quello che ho fatto – l’ho fatto, e nessuna calunnia al mondo può mai cambiarlo. Per quanto riguarda tutte le altre falsità che sono state inventate su di me, la vita è troppo breve e di importanza troppo seria per perdere tempo prestando attenzione a scandali e calunnie.
Kate morì dieci anni dopo, nel 1931, a Hillingdon nel Middlesex.
Dopo la sua morte, la sua amica Miss Norris donò alla Royal Geographic Society l’orologio e il fischietto che Kate aveva usato in Siberia e un suo grande ritratto in abito elegante, firmato da lei e datato 1906, che fu collocato nella Ladies Smoking Room.
Giovanna Scatena
(Giornalista professionista)
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