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Ago 19, 2015 Terza Pagina
Juliette Gréco è arrivata alla soglia dei novant’anni e continua ad esibirsi sui palcoscenici del mondo. Di recente, con lo spettacolo Merci, è stata al Manzoni di Milano e a settembre gira la Francia, poi andrà in Belgio e Germania, con la sua voce cristallina e il repertorio immortale, che ha nei versi e nelle musiche senza tempo di Jacques Brel, il protagonista assoluto. E lei con i suoi abiti neri, da eterna musa degli Esistenzialisti è sempre bella, lucida, vibrante, con la voce che mette i brividi. D’altro canto, non è diventata famosa in un talent show, ma è stata spinta al canto (lei preferiva fare l’attrice) dalla coppia “diabolica” formata da Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, due tra i più importanti intellettuali del Novecento. E un imprinting di questo tipo ti rende diversa, unica. La Gréco ha saputo miscelare un talento straordinario ad una musicalità naturale, oltre al saper interpretare i testi e le melodie da attrice, trascinando il pubblico in un pathos che cresce brano dopo brano.
Da molti anni è accompagnata sul palcoscenico dal marito, Gérard Jouannest, pianista virtuoso, grande compositore e collaboratore assiduo di Brel e che ha dato agli arrangiamenti dei brani interpretati da Juliette una veste nuova, più moderna e classica allo stesso tempo.
Sul palco, Juliette recita e canta, scuoiando i testi e tagliando le musiche, tra le altre, La chanson des vieux amants, Amsterdam, Ce gens là, per arrivare a Ne me quitte pas, l’inno di tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno amato fino allo sfinimento, consumando sesso, corpo, cervello, spirito.
In mezzo a questi capolavori, arriva sempre il momento di Avec le temps del maestro Léo Ferré. Quando Juliette canta e declama i versi : “Con il tempo tutto passa e se ne va, anche gli amori se ne vanno e nessuno li aspetta più”, sembra sottintendere che il tempo cancella molte cose, gli amori senza dubbio, ma lascia a tutti noi le cose più belle, indimenticabili, senza tempo e fine. Come le sua voce, oltre al ricordo di una Parigi che era il centro del mondo e, sotto quel cielo, la cultura ispirava gli uomini di buona volontà.
Bravo Juliette!
Mauro Pecchenino
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