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Dic 17, 2015 Terza Pagina
Sta arrivando sugli schermi l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, La corrispondenza e ha come protagonista una delle più importanti facce del cinema mondiale.
Jeremy Irons, inglese cosmopolita, a quasi settant’anni rimane uno degli attori più grandi e colti del panorama del grande schermo e, senza prendersi troppo sul serio, continua quella scia di fascino maschile tracciato da Omar Sharif e dal neo ottantenne Alain Delon. Oltre a loro, sugli schermi ci sono solo grossi manzi (soprattutto americani), tutti muscoli, carne, occhiatine e zero fascino.
Jeremy Irons può passare dal registro drammatico al brillante, all’intimistico (quello che predilige), rimanendo credibile. Non ha mai fatto sfoggio del suo essere un sex symbol, al punto da interpretare personaggi che invecchiano o malati terminali (basti pensare a Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci).
Lavora in tutto il mondo , in particolar modo in Gran Bretagna, Francia, Italia, America Latina e Hollywood dove ha vinto un meritato Oscar, per il ruolo indimenticabile di protagonista nel Mistero Von Bulow. La sua capacità di interprete lo ha portato spesso a teatro, dove aveva lavorato molto in gioventù e in particolare sul più prestigioso palcoscenico a Londra, l’Old Vic.
Di questo attore irripetibile vogliamo ricordare qualche pellicola, oltre a quelle già citate, che lo racconta al meglio: La donna del tenente francese, Mission, Appaloosa, Treno di notte per Lisbona e Il Danno di Louis Malle, dove rende con straordinaria partecipazione, accanto a Juliette Binoche, il dramma di un uomo dell’alta società che si innamora alla follia della fidanzata del figlio, fino a procurare la morte del giovane che viene a scoprire la tresca.
Mauro Pecchenino
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