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Mar 15, 2021 Lifestyle, Società
Personaggio tra i più importanti della Resistenza italiana, Italo Pietra fu poi un giornalista e uno scrittore di livello nazionale ed internazionale. L’ho incontrato in diverse occasioni e incontri, soprattutto durante riunioni significative del Comitato Antifascista Provinciale e in occasione della presentazione di alcune sue opere letterarie.
Dopo aver frequentato la facoltà di giurisprudenza, Pietra, nel 1936, era stato sottotenente nella campagna d’Abissinia e, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tenente degli alpini sul fronte greco – albanese. Per la sua attività in questi fronti bellici gli furono conferite diverse medaglie al valor militare.
Dopo l’8 settembre 1943, era entrato a far parte della Resistenza, assumendo il nome di battaglia “Edoardo”, impegnato, prima come ispettore delle Brigate garibaldine che combattevano nell’Oltrepò Pavese contro i nazifascisti, poi a capo di tutte le divisioni partigiane del territorio oltrepadano, consistente in circa duemila combattenti. In questo incarico era subentrato a Domenico Mezzadra, nome di battaglia “Americano”, altro leggendario comandante partigiano della zona. Come capo delle brigate dell’Oltrepò pavese, Pietra aveva partecipato attivamente alla liberazione di Milano, il 27 aprile 1945. Insieme ai suoi uomini fu il primo ad entrare nel capoluogo lombardo, ancora occupato dai nazifascisti e fu lui a fornire il gruppo di partigiani oltrepadani inviati a Dongo per la cattura e la fucilazione di Mussolini e dei gerarchi fascisti.
Durante la Resistenza aveva stretto un solido legame con Enrico Mattei, che in Oltrepò comandava una formazione partigiana cattolica, ma che, soprattutto, era un grande organizzatore, nella sua incessante attività di procurare viveri, armi, vettovaglie e medicine ai combattenti. Sarà Mattei a volere proprio il suo amico Italo Pietra alla direzione de Il Giorno.
Negli anni successivi alla guerra diventò collaboratore di vari giornali: Iniziativa socialista, Mercurio, Critica sociale, L’Avanti! Fu poi, per diversi anni, inviato speciale de L’Illustrazione Italiana di Livio Garzanti e del Corriere della Sera. Memorabile rimane il suo reportage tra le chiese vuote della Cecoslovacchia comunista. Successivamente, aveva diretto il quotidiano Il Giorno, dal gennaio 1960 al giugno 1972 e il quotidiano Il Messaggero, dal maggio 1974 al giugno 1975.
Ha scoperto e lanciato molti giornalisti e scrittori, divenuti poi famosi, tra i tanti: il vogherese Alberto Arbasino (Pietra era amico della madre che, tra l’altro, l’aveva autorizzato a picchiare il figlio se avesse usato troppi termini stranieri), Natalia Aspesi, Bernardo Valli (che raccontava di averlo incontrato in Algeria mentre dava lezioni di guerriglia), Vittorio Emiliani (al quale commissionò un’inchiesta sui porti italiani), Giampaolo Pansa (il quale ha raccontato, diverse volte, che Pietra, facendogli il colloquio per l’assunzione al giornale, gli chiese se avrebbe preferito essere inviato in Vietnam o a Voghera: se avesse risposto Vietnam, non l’avrebbe assunto), Giorgio Bocca, Tiziano Terzani.
Intervistò molti leader a livello mondiale, dal premier indiano, Indira Gandhi, a Maometto V del Marocco. Girando per il mondo, attraverso la sua attività giornalistica, diventò amico di molti statisti dell’Est (Gomulka, Tito), dell’Ovest (Willy Brandt, soprattutto), e del Terzo Mondo, del Pandit Nehru e di sua figlia Indira Gandhi, dei leaders della decolonizzazione africana (Kenyatta, Sekou Tourè), e maghrebina (Ben Bella, Ben Barka, Belkacem Krim).
È stato autore di molti libri tra i quali: I grandi e i grossi (1973, considerazioni su vari personaggi italiani e stranieri, come Nenni, Saragat, Mattei, Ben Barka, Willy Brandt, ecc.), Il Paese di Perpetua (1975), Moro, fu vera gloria? (1983), I tre Agnelli (1985, ritratti di Giovanni, Edoardo, Gianni: una dinastia, una squadra di calcio, un’economia), Mattei la pecora nera (1984, una biografia che spiega i passaggi fondamentali della vita del suo amico fraterno, diventato Presidente dell’ENI, l’avventura del metano, la scoperta del terzo mondo, la lotta contro le “Sette sorelle” del petrolio, la nascita de Il Giorno), E adesso CRAXI (1990, biografia dei punti di forza e di contraddizione del leader socialista).
L’uscita de Il Giorno, diretto da Pietra, cambiò il modo di fare giornalismo in Italia, sia dal punti di vista grafico, sia nei contenuti. Sul giornale si trovavano inchieste a getto continuo, analisi dei temi che riguardavano acqua, ambiente, agricoltura, porti. Ai suoi giornalisti, lasciati liberi di operare, chiedeva però chiarezza, concisione, narrazioni documentate. Ripeteva loro di non assumere i toni e le espressioni tipiche dei filosofi o dei sociologi, ma di scrivere in modo comprensibile per tutti i lettori. Indimenticabili erano gli articoli sportivi di Gianni Brera che esprimevano una nuova visione del calcio, fatta di storie, più che di cronache e dove “battezzava” i più noti calciatori con nomi strani o fantastici (l’abatino per Gianni Rivera, rombo di tuono per Gigi Riva, l’immenso per Platini) e dove sfornava neologismi che avrebbero fatto storia (contropiede, pre tattica, centrocampista, goleador, rifinitore, ecc.). Italo Pietra aveva impostato un giornale nuovo, molto progressista, aperto all’esperimento del primo Governo di centro – sinistra degli anni Sessanta, con i socialisti al Governo, attento alle problematiche sociali innestate dal boom economico italiano, favorevole alle innovazioni del concilio Vaticano II voluto da Papa Giovanni (nel giornale collaborava il vaticanista Ettore Masina). Per questa sua linea progressista e per essere amico di Enrico Mattei, Pietra fu attaccato da alcuni noti giornalisti, in primis da Indro Montanelli e da Panfilo Gentile, ma fu difeso da molti altri, come Forcella e Andrea Barbato. Il Giorno fu l’unico giornale indipendente a sostenere Cgil, Cisl e Uil, durante l’autunno caldo del 1969. Pietra spiegò la scelta di appoggiare le lotte sindacali con la frase: «I sindacati sono più deboli della Fiat».
Carlo Bolognesi
Sociologo
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