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Mar 20, 2017 Attualità, Italia
Roma, il corrispondente
Immigrazione: tutto quello che dovremmo sapere, questo il titolo del volume di Gianandrea Gaiani presentato pochi giorni fa alla Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati.
Quello scritto da Gaiani con Carlo Blangiardo e Giuseppe Valditara, è un libro di circa 80 pagine, lucido e scorrevole che tramite un linguaggio comprensibile affronta il tema delle ripercussioni dei flussi migratori sul sistema Italia.
L’aspetto interessante del libro sta nella composizione degli autori, che tratteggiano questi argomenti da un punto di vista storico (Valditara è ordinario di Diritto privato romano presso l’Università di Torino e insegna presso l’Università Europea di Roma), demografico (Blangiardo è docente di Demografia alla Bicocca di Milano) e più strettamente geopolitico con lo stesso Gaiani, direttore di Analisi Difesa, prima rivista di politica e analisi militare italiana.
L’eterogeneità delle competenze restituisce un quadro completo e chiaro che segue, ovviamente, un punto di vista ben definito che, seppur non assoluto, ha il merito di declinare alcuni aspetti poco noti, se non del tutto sconosciuti in maniera puntuale e dettagliata.
Ci sono spunti a volte volutamente stridenti con la morale dominante – la questione dei muri – che mettono il lettore davanti a dati e circostanze che mirano ad inquadrare la situazione da una prospettiva più complessa e meno lineare: le stesse mura di Roma servirono a preservare una civiltà che quando non riuscì più a tenere fuori gli invasori barbari di fatto crollò.
Alla presentazione, organizzata dal Centro Studi Europolitica, hanno partecipato oltre all’autore, Rocco Buttiglione, Sergio Bellucci, Germano Dottori e il sindaco di Pretoro (Ch) Sabrina Simone, che ha portato una testimonianza particolarmente interessante circa le difficoltà che il territorio può incontrare nel dover ospitare e gestire centri di accoglienza senza alcuna possibilità di entrare nella gestione degli stessi.
Il dibattito ha avuto il merito di mantenere alta l’attenzione della platea, formata da rappresentanze di alcune ambasciate presenti a Roma e da un nutrito numero di giornalisti e semplici ascoltatori per circa due ore dense di testimonianze e spunti di riflessione.
Ogni intervento ha descritto una posizione diversa, a volte contraria alle altre, mettendo in scena una discussione che ha avuto il merito di rappresentare i molteplici risvolti politici e personali che un argomento del genere può suscitare.
Gran parte del merito va evidentemente alla qualità stessa dei relatori.
A Rocco Buttiglione, di formazione chiaramente cattolica e con un sostrato culturale tale da permettergli una lettura degli eventi da un punto di vista alto e filosofico, hanno fatto eco le “bordate” di Germano Dottori, editorialista di Limes e fermo sostenitore di un approccio meno “ecumenico” alla questione migranti. L’immigrazione, seppur fisiologica e non del tutto gestibile, non può e né deve essere subita passivamente, pena la messa in mora di un sistema che già oggi sta cedendo di fronte ai populismi dilaganti.
Sergio Bellucci a sua volta ha dato un contributo interessante alla discussione, mettendo al centro del dibattito la questione immigrazione, ma iscrivendola in un contesto storico molto più ampio che ha reso plastico il concetto di come oggi ci si trovi davanti ad un unicum da cui difficilmente l’occidente potrà risvegliarsi così come lo si conosceva. L’esigenza di migrare è insita nell’uomo e la tensione al miglioramento difficilmente condannabile.
In chiusura Gianandrea Gaiani ha messo a disposizione della platea la sua stessa testimonianza maturata sul campo, sottolineando l’insensatezza di alcune decisioni politico militari che non hanno portato ad una reale soluzione, ma a semplici operazioni mediatiche poco incisive da un punto di vista oggettivo: gli sbarchi continuano indisturbati sulle coste italiane, le morti in mare dei migranti purtroppo proseguono e il volume d’affari degli scafisti prospera indisturbato.
Il consiglio è quello di leggere un libro che – al netto delle posizioni personali sulla questione – è sicuramente un buon modo per avvicinarsi ad un argomento delicato e per osservarlo da un punto di vista che per tanti motivi non viene sempre rappresentato in maniera seria e bilanciata.
Luca Arleo
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