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Andreanix’s Picture from Flickr.com
Il vero sushi a Milano si mangia da Poporoya, un’istituzione consolidata, meta di appassionati del genere e di sperimentatori gastronomici che muovono i primi passi verso la cucina orientale. Questo singolare ristorantino nasce dall’intuizione del cuoco Hirazawa Minoru, in arte Shiro, che ha pensato di aprire un locale nel retro di un negozio di prodotti alimentari giapponesi, in via Eustachi a Milano. L’aspetto del locale, sia esterno che interno, è molto spartano, ma l’atmosfera che si respira è tipicamente giapponese. Solo un bancone, quattro tavoli senza tovaglia e poche sedie per un totale di 16 coperti, questa è la ricetta Poporoya, uno dei primi ristoranti aperti a Milano con l’intento di diffondere la cultura della cucina nipponica in Italia. Si può davvero dire che quando a Milano non si poteva pensare di mangiare pesce crudo, se non si aveva a disposizione un capitale ingente, Poporoya esisteva già e proponeva una buona offerta a prezzi avvicinabili. Il rapporto qualità-prezzo è infatti il vero punto di forza di questo ristorante. Il menù offre poca scelta (sushi, sashimi, yakitori, tempura e polpo crudo) ma il fatto che sia letteralmente preso d’assalto ogni sera da un esercito di clienti affamati, è indicativo della bontà della cucina a base di prodotti freschissimi e di elevata qualità. L’esperienza forse più divertente di tutta la cena è osservare il lavoro del cuoco Shiro, il guru del sushi a Milano, mentre con l’aspetto buffo, tutto vestito in abiti tradizionali e con in testa la sua fascetta stile film in costumi tipici, prepara i suoi manicaretti, concedendosi di tanto in tanto di interagire in maniera simpatica con il suo pubblico. L’esperienza della cena dura relativamente poco, il servizio è velocissimo e i gestori del locale fanno il possibile per cercare di accontentare tutte le richieste e far sedere il maggior numero possibile di persone all’interno della piccola sala. Addirittura, vi chiederanno di ordinare appena arrivati e nel giro di poco potrete mettere le gambe sotto il tavolo con tutto già pronto e servito. Suggeriamo di recarsi presto presso il locale, magari appena dopo l’orario d’ufficio. È indubbiamente presto ma se non altro vi eviterete la mission impossible di trovare un parcheggio vicino e vi risparmierete le code che affollano il piccolo ristorante intorno alle ore 20.00. E’ vero, si aspetta e gli spazi sono angusti, ma di sicuro scorderete la scomodità decisamente in fretta e alla fine della cena uscirete sazi e soddisfatti.
Barbara Pellegrini
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