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Dic 19, 2011 Cosa bolle in Pentola
Andreanix’s Picture from Flickr.com
Sentir dire che a Milano non ci sono più ristoranti in cui assaporare cucina tipica locale è diventato un luogo comune negli ultimi anni. Tuttavia ci sono buone notizie per i nostalgici della tradizione gastronomica meneghina. In fondo a via Ripamonti infatti, lontano dagli sfavillanti sushi bar che affollano il centro della città, abbiamo scovato per voi “Al Garghet”. Questo ristorante mantiene tutto il sapore di una volta fin dal suo aspetto esteriore, è infatti ricavato da un antico casale che risale addirittura al XIII secolo e veniva utilizzato come dimora dai sorveglianti delle risaie. Proprio da qui nasce il nome “Al Garghet” che in dialetto milanese significava “il gracidare delle rane”. Attenzione però, nonostante l’aspetto rustico, questo ristorante non rappresenta affatto il prototipo dell’osteria alla buona dove all’alta qualità del cibo genuino fa da contraltare la trascuratezza dell’ambiente. L’arredo interno non è per nulla lasciato al caso. Lo spazio a disposizione è molto grande ed è possibile scegliere tra la romantica sala del piano in cui si può cenare a luci soffuse accompagnati dalle dolci note di un pianoforte a coda, la sala del chiosco con tovaglie e tende a fiorellini che danno l’idea di essere immersi in un prato di margherite, o, ancora, la sala Botero dall’ambiente molto caldo caratterizzato da diversi quadri appesi alle pareti e oggetti sparsi qua e là ad arricchire l’ambiente. Ogni particolare è curato con attenzione, dalla scelta dei manufatti che riempiono abbondantemente le diverse sale alla selezione delle stoffe, ora rustiche e quadrettate ora decorate con dettagli raffinati. Se capita di andare in questo ristorante durante il periodo estivo le soluzioni all’esterno sono altrettanto piacevoli; si può infatti cenare nel giardino fiorito sotto il cielo stellato accomodati su tavoli rotondi con sedute in pietra oppure al riparo di un caratteristico pergolato in legno….in ogni caso questo ristorante rappresenta un angolo di vera natura alle porte di Milano.
Ma veniamo al menù. Scritto a mano in dialetto milanese con tanto di traduzioni e con inserti di aforismi qua e là, è una vera chicca. Le specialità della casa sono le stesse che arrivavano fumanti tutte le sere sulle tavole dei nostri nonni, tutte rigorosamente fatte in casa usando solo ingredienti naturali, addirittura, quando possibile, provenienti dall’orto che alacremente i proprietari coltivano per avere a disposizione prodotti sempre freschi. Tra i piatti forti segnaliamo la frittura di verdure (melanzane, zucchine e mozzarelle impanate), il lardo con paté di fegatini fatto in casa e il grande classico milanese, la cotoletta a orecchia di elefante, da consumare preferibilmente in coppia vista la dimensione. Per chi non mangia carne, ingrediente base di molti piatti lombardi, nessun problema, è prevista anche una ricca proposta di soluzioni vegetariane.
Il motto dei proprietari è “ogni cena ha inizio e fine in cantina”, ecco perché è data tanta importanza alla varietà e alla qualità delle selezione di vini più consoni da abbinare alla cena. Il personale è molto gentile e sicuramente vi aiuterà nella scelta. Non temete di aver bevuto troppo…il parcheggio è adiacente al ristorante…
Al termine di tanto desinare, dopo dolce – magari una buona sbrisolona – caffè e ammazzacaffè, arriva sempre puntuale il conto, che si aggira mediamente sui 40 euro a testa. Un sacrificio che ogni tanto si può fare per una buona cena a base dei sapori di una volta. Per questo ci sentiamo di consigliare questo ristorante.
Barbara Pellegrini
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