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Andare a cena dal Fioraio?! Sembra assurdo, tuttavia la Milano ex da bere ha designato come nuovo luogo di culto, che non si può proprio evitare di frequentare, un localino tutto particolare del centro, sorto là dove precedentemente c’era un vecchio fioraio e che, adibito oggi a ristorante, in qualche modo proprio non se la sente di abbandonare del tutto la sua antica funzione di negozio di fiori e prova quindi a contaminare i due ambienti….riuscendoci ottimamente. Il Fioraio Bianchi coniuga infatti una serie di ingredienti che lo rendono un ristorante di successo, vera e propria istituzione cool nella città meneghina.
L’ambiente attira l’attenzione già da fuori, e subito è evidente quanto lo scenario sia perfettamente concepito, dalle vetrine si intravedono diverse composizioni di fiori, d’effetto e di vario tipo, e piante particolari, ora esotiche ora semplicemente nostrane, che costituiscono un perfetto biglietto d’invito che attrae chi arriva da fuori. Questo trionfo di natura continua ad essere protagonista anche all’interno del ristorante, avvolgendo i tavolini e creando un’atmosfera bucolica e particolare. L’insegna del ristorante che reca la scritta “Fioraio Bianchi” è probabilmente quella autentica ereditata dall’antico negozio di fiori; essa conferisce un aspetto retrò al locale, che crea al contempo un alone di fascino e di autenticità da vecchia bottega di qualche tempo fa. L’accento del cameriere che vi accoglie e vi accompagna al tavolo svela subito un altro indizio, questo locale non solo sembra, ma in tutto e per tutto vuole fare l’eco ai ristorantini della Francia del sud. La scena che ci si apre di fronte agli occhi appena varcata la soglia conferma quest’aria di vecchia cantina della campagna provenzale, grazie ai soffitti dai mattoni a vista ed alle pareti coperte da un intonaco dall’aria invecchiata che in alcuni punti è addirittura scrostato. La prima sala, quella di accoglienza, tende ad assumere le sembianze di un piccolo corridoio, sovrastata com’è dalle dimensioni del grosso bancone dove generalmente vengono degustati gli aperitivi. Se desiderate concedervi una cena un po’ più tranquilla ed appartata, magari evitando di venire schiacciati dal passaggio e da chi consuma l’aperitivo in piedi, consigliamo di chiedere un posto nella seconda sala, decisamente più raccolta. La scelta dell’illuminazione è davvero singolare e ben concertata: lampade di carta che emanano una luce molto naturale contrastano con i candelabri ultramoderni trasparenti appesi alle pareti che proiettano la propria silhouette sul muro, in un mix armonioso di stile retrò, etnico e moderno, tutto assolutamente all’insegna della sobrietà e dei toni mai eccessivi.
Il menù ci trasporta direttamente in Francia dove spopolano gli assortimenti non proprio consoni ai nostri palati, come i gamberi avvolti nello speck, o gli esperimenti raffinati della nouvelle cousine, cotti ad arte ed esteticamente curati, che spesso contaminano cucina mediterranea ed etnica, con risultati notevoli. Le porzioni però, contrariamente al solito, sono abbastanza abbondanti, con pietanze lavorate e ricercate ed un menù che viene aggiornato spesso, tenendo conto anche delle disponibilità delle materie prime di migliore qualità in un certo periodo. Come entrèe è proposto un vasto assortimento di zuppe, mentre come primi e secondi si può scegliere tra carne e pesce, puntando magari su piatti forti come tempura di fiori di zucca e gamberi o un carpaccio di branzino. La scelta dei vini appare all’altezza, con una cantina curata e variegata, di accompagnamento perfetto ai piatti proposti. Unico neo: il conto che vi verrà presentato è piuttosto salato, siamo dai 50€ in su a persona, abitudine piuttosto frequente per i locali che propongono nouvelle cousine, ma almeno qui le porzioni non sono da fame. Suggeriamo tuttavia di tenerne conto e di scegliere di cenare al Fioraio Bianchi magari in vista di qualche occasione speciale….l’ambiente è romantico, e perfetto magari per un primo appuntamento galante.
Barbara Pellegrini
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