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Apr 29, 2013 Attualità, Italia
L’Italia registra l’ennesimo record negativo. Nella recente classifica generale fatta dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il nostro Paese si posiziona agli ultimi posti per quanto concerne il digitale nelle scuole. Solo 14 aule in tutt’Italia sono attrezzate completamente per la didattica multimediale. Il ministro Profumo assicura che per l’inizio del prossimo anno scolastico saranno installate altre 4.200 nuove Lim, le lavagne interattive multimediali e saranno adottati libri di testo esclusivamente digitali.
Non tutti, però, sono favorevoli al diffondersi della tecnologia nelle scuole. Prima fra tutti l’associazione dei librai di Confcommercio denuncia che, in questo modo, i genitori saranno obbligati a comprare pc e tablet per i propri figli, aumentando, quindi, i costi relativi all’istruzione. Inoltre i ragazzi – già incollati davanti agli schermi per la maggior parte della giornata – perderebbero ogni contatto con il mondo cartaceo e, progressivamente, con il mondo reale. Le future generazioni si abituano, in questo modo, a confrontarsi sempre con un monitor che si frappone tra loro e gli altri. Così «Rischiamo di distruggere l’antico rapporto tra allievo e maestro», denuncia il Professor GiovanniReale, uno dei massimi storici della filosofia e autore del libro Salvare la scuola nell’era digitale. A cosa serviranno gli insegnanti se una lavagna interattiva sarà in grado di insegnare al loro posto? A cosa servirà andare a scuola quando i nostri figli potranno imparare comodamente da casa?
È vero, non si può fermare il progresso. Non ha senso demonizzare le nuove tecnologie in toto. Anche perché non saremo certo noi ad arrestarne lo sviluppo. E non verrà meno neanche l’educazione dei nostri figli. Ma quale sarà il ruolo della scuola in tutto questo? E quale la sua funzione? Se la scuola è solamente un momento di puro insegnamento, di scambio di nozioni, allora nulla sarà perso. Se, però, pensiamo alla scuola come a un momento fondamentale nella crescita dei ragazzi, un’occasione di incontro con l’altro, di formazione intesa come processo di creazione di un nuovo individuo, allora tutto questo andrà perso. I bambini non impareranno più a giocare tra loro, a litigare per un giocattolo, a interagire con i loro simili. Avranno un nuovo amico, un amico silenzioso, che non li contraddice mai, un amico con cui non è possibile giocare o confrontarsi. Trascorreranno le ore a scuola chini su uno schermo. Torneranno a casa e studieranno davanti a un monitor. Dai libri passeranno al pc, poi al tablet, poi al cellulare. Quando saranno stufi si distrarranno con un po’ di televisione.
In questo nuovo mondo – che possiamo fare ben poco per fermare – le nuove generazioni passeranno la vita davanti a uno schermo. Non avranno più tempo per dedicarsi ad altro. Non saranno più abituati a guardare la realtà reale. Vivranno nel loro mondo digitale, in una realtà virtuale sempre più affollata e solitaria.
Elisa Moro
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