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Dic 17, 2013 Terza Pagina
Ci sono uomini e donne che danno il via alle cose, ai fatti e ai fenomeni, poi ci sono quelli che li rinnovano, che danno nuova linfa. Sono uomini e donne con idee nuove, tante idee, una al giorno o anche di più. Aiutano i giovani, lasciano tanto e suscitano anche tanta invidia, rancore, sospetto, voglia di eliminarli. Tutto questo perché il mondo è in mano ai mediocri, alle mezzecalzette, ai vigliacchi, agli inetti, ai peracottari, che vogliono, e pretendono, ma non possono e si devono accontentare. Uno degli uomini che negli Stati Uniti e nel mondo ha suscitato questo caos, amore, odio, fino all’autodistruzione è Elvis Presley. Tutta la musica del novecento e oltre parte da lui, l’innovatore, il genio con mille idee, che sapeva trasformare cose mediocri in capolavori e sapeva trasformare autori e musicisti di routine e creava pezzi indimenticabili. The Beatles, The Rolling Stones, i fenomeni più importanti del pop del Novecento esistono grazie a lui. Ma sapeva anche cantare il gospel e il melodico, con pathos impareggiabile. Anche i rapper sono nipoti di Presley. L’hanno imitato tutti, soprattutto i senza talento, la maggior parte, i più. Ha fatto star male tanti mezzi artisti, ma anche mediocri portatori d’acqua come segretari, autisti, impiegatucci della vita che hanno tentato e, forse ci sono riusciti, a derubarlo, a metterlo in cattiva luce, a impadronirsi di un briciolo della sua enorme forza. Lui rimane il numero Uno nella musica, rock e non solo, tutti gli altri, a parte i già citati gruppi Inglesi e pochi sparsi nel mondo sono mediocri imitatori. Lui ha fatto tutto e ha avuto tutto. Poi, come spesso accade a chi ha molte marce in più, rispetto alla mediocrità e all’essere medi, non ha più retto, preso da questuanti, lenoni, invidiosi beceri, leccaculi falsi. Mangiava panozzi pieni di carne fritta e fette di burro di arachidi, arrivava a mangiarne quaranta al giorno e si è distrutto. Non ce la faceva più, lui che in concerto (senza mai spostarsi dagli USA) dava al mondo dei fan il meglio di sé. E’ morto di stitichezza cronica, seduto sul water closet, senza riuscire a liberare il suo corpo intasato.
Vogliamo ricordarlo ai giovani, consigliando un pezzo molto lontano dal rock che tutti tramandano, un pezzo ecumenico e antirazze. Si intitola In the Ghetto ed è bellissimo ascoltarlo in silenzio, pensando all’inimitabile Elvis Presley.
Mauro Pecchenino
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