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Dic 27, 2009 Terza Pagina
Le gallerie degli odierni centri commerciali non sono generalmente che una riedizione dei passages che furono realizzati a Parigi a partire dalla fine del Settecento. Il periodo di massimo sviluppo di tali luoghi commerciali si è avuto nei primi decenni dell’Ottocento e nel 1828 se ne potevano contare già ben 280, anche se purtroppo oggi ne sono rimasti solo una ventina, in gran parte in pessime condizioni architettoniche. Il primo ad essere costruito è stato il Passage Feydeau, inaugurato nel 1791. Poi, nel 1799, sono nati il Passage du Caire e il Passage des Panoramas, collegato a quell’attrazione basata su panorami dipinti che James Thayer aveva inaugurato nel 1779. Sono seguiti il Passage Delorme, costruito nel 1808 con una copertura interamente di vetro e ferro ripresa da tutte le gallerie successive, la Galérie Vivienne del 1823, il Passage du Grand Cerf del 1825, la Galérie Colbert, famosa per la grande cupola di 17 metri di diametro, e la Galérie Véro-Dodat, entrambe del 1826. Questa geniale invenzione francese si è diffusa rapidamente anche nelle altre nazioni, Italia compresa, sebbene raramente venisse raggiunto il livello di ricchezza delle più belle gallerie parigine. I passages parigini sono stati realizzati con un abbondante impiego di ferro e vetro, per cercare di ottenere una buona illuminazione naturale durante il giorno, ma anche per attribuire a tali costruzioni un’immagine di grande modernità, dato che l’accoppiata ferro-vetro rappresentava all’epoca la tecnologia più avanzata e una delle massime forme di espressione della Seconda Rivoluzione Industriale. Tale tecnologia ha consentito spesso di coprire i cortili interni ai palazzi con lucernari vetrati, ampliando così enormemente lo spazio commerciale al di là dei soli fronti stradali. La luce risultante da questi lucernari era particolarmente bianca e fredda e ciò è diventato un’importante tratto distintivo dei passages. Ma ciò che nei passages soprattutto affascinava era il particolare intreccio che si veniva a creare tra lo splendore delle luci e lo sfavillio delle merci. L’epoca d’oro dello sviluppo dei passages è stata infatti all’incirca il periodo nel quale a Parigi ha incominciato a diffondersi nelle strade, al posto dell’illuminazione ad olio, la più potente illuminazione a gas. Ne hanno beneficiato soprattutto la vita notturna e quei negozi prestigiosi con i quali tale città si è candidata ad essere la capitale mondiale del lusso e della moda. Ma il nuovo tipo di illuminazione è stato fondamentale anche per il successo dei passages, perché nei loro negozi lussuosi la luce era splendente, mentre nelle strade e nei vecchi negozi era ancora piuttosto debole. Non è un caso, dunque, che i negozi dei passages siano stati i primi ad importare per le loro vetrine le grandi lastre di vetro prodotte in Inghilterra.
Grazie ai passages, l’atto d’acquisto si è sempre più trasformato in un’occasione per vestirsi elegantemente. Fare acquisti all’interno di questi spazi protetti dalle intemperie, nonché dal caos e dalla sporcizia delle strade della città, dava la sensazione di appartenere ad un’élite, di essere parte del nuovo mondo borghese che si stava sempre più insediando nella società. Si poteva allo stesso tempo vedere ed essere visti e ciò consentiva ai ricchi commercianti borghesi di differenziarsi socialmente e di ostentare il nuovo status sociale acquisito. Per questo motivo, le fasce più benestanti della popolazione hanno adottato subito i passages come luoghi d’elezione, ma anche i ceti meno abbienti erano comunque attirati da essi.
Vanni Codeluppi
Docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia
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