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Feb 06, 2012 Attualità, Italia
Marco Gentili’s Picture from Flickr.com
In tempo di crisi economica e di reale caccia agli evasori (finalmente) c’è un tributo che pochi pagano volentieri e, forse, qualche buon motivo ce l’hanno.
L’annosa questione del canone rai, il fu servizio pubblico, ormai diventato una vera barzelletta, visto che da decenni (Santoro fece una cruda puntata sul problema, prima di esser cacciato) nei consigli di amministrazione dell’emittente televisiva devono sedere a maggioranza esponenti vicini al governo e in minoranza, esponenti vicini alle forze politiche che hanno perso le elezioni.
E già questa è una vera anomalia.
Il direttore generale della Rai, il suo Presidente e tutto il top management devono essere preventivamente accettati dai partiti politici e buonanotte al servizio pubblico e all’indipendenza dello stesso da qualsiasi controllo politico.
Poi, una televisione di Stato che, così come le altre reti commerciali a cui non paghiamo nessun tributo, si comporta allo stesso modo: programmi scadenti, film di qualche secolo fa, stessi format, stessi conduttori dal posto fisso garantito (altro che articolo 18 da togliere ai poveri cristi) e una miriade di pubblicità, prima, durante e dopo la messa in onda di un film, una fiction o un varietà (a proposito a parte Fiorello, ne hanno fatto qualcuno ultimamente?).
Ma non è finita, il canone è un tributo e come tutti i tributi va pagato recita lo spot che la Rai ha appaltato ad un’Agenzia esterna e noi, da bravi cittadini, lo facciamo (mal)volentieri.
Dopo aver comunicato fino all’esaurimento che il pagamento di 112 € si doveva effettuare entro il 31 gennaio, ci comunicano anche che, passata tale scadenza, con una piccola sovrattassa sarebbe stato ancora possibile mettersi in regola con il pagamento del tributo.
Bene, lo paghiamo anziché il 31 gennaio, il giorno successivo, il 1 febbraio e la nostra piccola sovrattassa per aver osato pagare a mezzanotte e un quarto quindi con 15 minuti di ritardo ci è costato il pagamento della mora pari a € 4,41 che significa che gli interessi di mora che vengono applicati per un giorno di ritardo nel pagamento è pari a quasi il 4%.
Il 4% di mora per 15 minuti di ritardo, a noi non sembra propriamente legale, pur essendo un tributo che ogni cittadino è tenuto a pagare.
Se poi, la Rai è più le volte che non la vediamo di quelle in cui tentiamo di seguire un suo programma, ci sembra di aver subito una rapina, anche sugli interessi di mora.
Perché pagare un tributo a chi non ci offre un servizio pubblico degno di nome?
E se lo paghiamo, perché venire anche mortificati con interessi di mora così elevati?
L’anno prossimo siamo certi che pagheremo per tempo il canone, ma non siamo altrettanto certi che la Rai ci faccia cambiare idea sulla bontà di questo tributo, inutile, iniquo, senza alcun senso. Un vero furto con scasso.
Alfonso Della Mura
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