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Apr 17, 2016 Attualità, Italia
Roma, dal corrispondente
Qualche tempo fa ci eravamo trovati a parlare dello strano rapporto venutosi a creare in Italia tra sindacato e politica, della dicotomia ormai insita nei loro ruoli, quasi a dimenticare come in definitiva entrambi stiano lì per i medesimi obiettivi.
Torniamo a scrivere di questo dopo l’uscita del Premier che, in maniera abbastanza inusitata per un capo di Governo, striglia le sigle sindacali accusandole di aver fatto meno per il mondo del lavoro di quanto non abbia fatto Marchionne, A.D. del gruppo FCA. Insomma come a dire che per Gesù abbia sudato più Giuda che non Pietro.
Le ragioni di questo rapporto sono comunque note: rompere con i vecchi schemi e presentarsi come il volto nuovo. Non sempre, anzi molte volte, questo non è stato possibile nel discorso politico vero, ma nei confronti del sindacato la sua verve rivoluzionaria si è sempre rinvigorita trovando nello scontro un modo per rilanciare la sua immagine di rottamatore.
La rivoluzione del mercato del lavoro e la crisi che dal 2008 ha invaso diversi settori, il mutamento dell’ambiente in cui il sindacato si muove ha reso ostile il campo di battaglia e messo in luce il fatto che molte volte il raggio d’azione è limitato al contenimento dei danni piuttosto che alla contrattazione vera e propria. Una perdita di potere in questo senso si traduce evidentemente in una minor presa sui lavoratori.
Questo aspetto è sicuramente molto delicato, in quanto investe la ragione stessa di esistere del sindacato come organo di tutela; se non esiste più un mondo tanto stabile da poter essere difeso, viene a mancare la materia principale del discorso sindacale.
C’è però un’altra faccia della questione che è forse peggiore.
Gli scandali che da mesi e in maniera ciclica stanno piovendo addosso ai rappresentanti di sigla di ogni livello, sono riusciti ad intaccare l’immagine molto più di quanto non facciano le parole del politico di turno. E questo è un dato più preoccupante perché investe direttamente il rapporto fiduciario tra cittadino e sindacati. Avvenimenti del genere, continui e sempre più difficili da metabolizzare, gettano fango su tutta la categoria nonostante a compiere determinati atti sia una minoranza se rapportata con il numero complessivo di quanti del sindacato fanno parte. La questione della Reggia di Caserta piuttosto che quella relativa al caso di estorsione di pochi giorni fa, non sono che l’ennesima dimostrazione di come il senso di onnipotenza di alcuni e la totale mancanza di attinenza con la realtà per altri, stiano facendo il vuoto attorno a tutta la categoria.
Questo, in un periodo di forte contrazione economica, diventa un boomerang. Quello che dovrebbe in definitiva essere percepito come un lavoro, diventa un privilegio di cui alcuni abusano a scapito di altri che con i primi condividono il marchio di infamità.
Rimedi ce ne sono? Riteniamo di sì.
Per quanto riguarda la difficoltà relativa alle nuove dinamiche lavorative, l’unica forma di difesa a disposizione di un sindacato è quella di investire pesantemente nella formazione dei suoi quadri. Con questo, evidentemente, non potrà cambiare il perimetro entro cui muoversi, ma si verificherà un allargamento dei confini mentali che renderà possibile immaginare nuove soluzioni. Oggi la classe media sindacale risente di una mancanza totale di collegamento con tutto quello che è l’apparato legislativo legato al mondo del lavoro. Conquistare quel terreno significherà conoscere le opportunità disponibili da spendere in fase di contrattazione. Come dicemmo tempo fa, non solo sindacato, ma vero e proprio centro studi in grado di leggere la situazione e proporre soluzioni sostenibili. Questo avrebbe il doppio merito di aiutare la crescita della classe sindacale e di evitare determinati scivoloni che i media non hanno – giustamente – mancato di sottolineare.
Infine un ultimo spunto di riflessione: affinché una qualsiasi rivoluzione, per banale che sia, abbia effetto, a volerla devono essere tutte le parti interessate. I lavoratori hanno il dovere di pretendere una classe sindacale di qualità, sapendo bene che questo comporterà un nuovo modo di impostare anche il mercimonio molte volte messo in atto, all’interno di aziende grandi e piccole.
Luca Arleo
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